la Repubblica, 15 luglio 2022
Intervista a Francesca Michielin
Francesca Michielin ha fatto tante cose. Sempre con grazia, il suo marchio di fabbrica. È arrivata due volte seconda al Festival di Sanremo: da sola nel 2016 con Nessun grado di separazione e in coppia con Fedez, nel 2021 (Chiamami per nome ).
Quest’anno ha diretto l’orchestra per Emma, ha condotto Effetto Terra – Guida pratica per terrestri consapevoli su Sky Nature e ha scritto un romanzo, Il cuore è un organo(Mondadori). Dieci anni di carriera, la ragazza che vinse X Factor nel 2012, a 27 anni torna come conduttrice del talent prodotto da Fremantle, dal 15 settembre su Sky e NOW.
Si sente a suo agio in televisione?
Torna sul luogo del delitto.
«Ho vissuto X Factor come un campus scolastico, ho imparato come si sta sul palco, studiato dizione, è stata una palestra. Tornare sul luogo del delitto è bello, per me è come stare a casa, festeggio il decennale. Il mio sarà un ruolo affettivo, mi sento come una sorella maggiore dei ragazzi. Anche in queste prime registrazioni di Audition, con il pubblico, ero super partes. Condivido l’emozione».
Che ha rappresentato “X Factor”?
«Un momento di svolta, sono uscita dal piccolo cerchio delle mie sicurezze e ho scoperchiato il mio modo di fare musica, uno sconvolgimento emotivo importante. X Factor mi ha dato strumenti e conoscenze per affrontare questo mondo».
Il successo cambia la vita, aveva 16 anni. È cresciuta sotto i riflettori: è stato difficile?
«Sì e allo stesso tempo sono stata anche per i cavoli miei, perché il giudizio fosse sulla musica non su di me come persona, su quello che faccio e non su chi sono».
Però tutto si mescola, è cambiata tanto: quanto conta l’immagine?
«La trasformazione non è venuta naturalmente c’è stato un lavoro.
Iniziare a 16 anni ti porta a sconvolgerti fisicamente, ti vedono cambiare. C’è stata un’accettazione di me stessa, del mio corpo, della persona che sono. Se fai musica pop, c’è sempre una scelta estetica. Ho tagliato i capelli perché volevo donarli. Ho pensato: li regalo, la mia faccia si vedrà ancora meglio».
Ha raccontato che in alcuni momenti si è fatta aiutare da uno psicologo, che non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto.
«Se ti rompi una gamba vai dall’ortopedico? Se senti che qualcosa non va, è giusto farsi aiutare. Si deve parlare di salutementale. Nella Giornata mondiale della salute mentale è intervenuto anche il presidente della Repubblica Mattarella. La depressone esiste anche da giovani. Non c’è solo la salute fisica, se uno va dallo psicologo non è matto. Non vanno confusi i ruoli delle persone. Ci sono le amiche, i genitori: ma non posso parlare con mia madre di certe cose».
A 27 anni il futuro fa paura?
«La mia generazione si trova davanti una crisi economica e ambientale. Ma come scrive Marguerite Yourcenar: “Dentro di noi ci sono infiniti”, quindi infinite evoluzioni. Troverò il mio spazio di felicità».
Emma ha recitato nella serie di Muccino a “A casa tutti bene”: le piacerebbe farel’attrice?
«Mai dire mai, ma in questo momento non ho questo interesse. Sono concentrata sul mio disco e sul futuro, è uscito il singolo,Bonsoir,a febbraio mi esibirò nei teatri. Non vedo l’ora di fare musica, tornare con un disco è come tornare a respirare».
Cosa pensa dellapresenza di Chiara Ferragni e di Gianni Morandi a Sanremo?
«Non vedo l’ora di vederli in azione.
Amadeus è fantastico, sta rivoluzionando il festival, sa cosa ascolta la nuova generazione. Chiara è una ragazza che a 35 anni ha viaggiato, si è fatta da sé. Ha un grande potenziale, il festival è il posto giusto per lei. Morandi mi piace tanto, si è sempre messo in gioco, ci ho parlato. È una persona entusiasta della vita e unisce più generazioni».
Fa un podcast “Maschiacci-Per cosa lottano le donne oggi?”. Lei per cosa lotta?
«I social sono, per natura, di fruizione veloce. Il podcast è uno spazio per approfondire e resta lì. Ho pensato che era giusto combattere battaglie, ragionare, non parlerei di femminismo in maniera classica. La mia battaglia riguarda come ci poniamo, quanto il linguaggio rivoluzioni il pensiero. Qualcuno dice: “Le quote di genere sono stupide”, ma non è vero. Le donne devono sempre dimostrare più degli uomini. Lotto perché ci ascoltino. Se una donna dice: “Mi piace il calcio”, c’è sempre qualcuno che replica: “Dimmi tre giocatori dell’Udinese”.
Parlavo con Paola Egonu del fatto che sono state accusate di aver usato troppo Instagram. Giustamente mi diceva: non è che se mi faccio i selfie mi sconcentro. Perché se lo fanno i colleghi nessuno dice niente?».