il Fatto Quotidiano, 15 luglio 2022
Un Van Gogh dietro la testa di contadina
I conservatori della National Gallery of Scotland di Edimburgo hanno scoperto che, sotto quella pittura, è visibile un ritratto maschile: un uomo col cappello che ci guarda dritto negli occhi. Van Gogh l’aveva dipinto sull’altro lato della tela: lato che poi fu incollato a un supporto in cartone, e dunque dimenticato. Ora che lo sguardo penetrante dei raggi x lo ha riportato alla luce, le domande si affollano. La prima riguarda l’identità dell’uomo: è davvero un autoritratto dell’artista? Dall’immagine radiografica non sembra affatto sicuro. Ma tutti vorremmo che fosse proprio il volto di Vincent, perché avremmo così un altro tassello di quello straordinario diario intimo costituito dalla serie dei suoi autoritratti. Una serie che – come era accaduto forse solo con quella realizzata quasi tre secoli prima da un altro olandese, Rembrandt – traduce in immagini questa celeberrima dichiarazione di Montaigne: “Non dipingo l’essere, descrivo il passaggio: non un passaggio da un’età all’altra, o, come dice il popolo, di sette in sette anni, ma di giorno in giorno, di minuto in minuto. (…) È una registrazione di diversi e mutevoli accidenti, e di immaginazioni irresolute e, quando capita, contrarie; o che sia diverso io stesso, o che colga i soggetti in altre circostanze e per altre considerazioni. (…) Ogni uomo porta l’intera forma dell’umana condizione”.
Le domande, tuttavia, non riguardano solo ciò che davvero fece Van Gogh creando quel ritratto, ma anche cosa dovremmo fare noi, avendolo ritrovato. Non c’è dubbio che, con molta pazienza e infinita cautela, si potrà arrivare a liberare quel- l’opera dal cartone e dalla colla. Ma poterlo fare tecnicamente significa anche che siamo legittimati a farlo moralmente? Certamente, poter studiare quell’opera significa conoscere più profondamente l’opera di questo artista straordinario. Ma considerando il trasporto quasi morboso del nostro tempo per Van Gogh, è impossibile non pensare che egli probabilmente non volle che quel suo lavoro fosse visto. Non ne era soddisfatto, in qualche modo lo cancellò, lo rimosse. E noi oggi, come fan indiscreti, andiamo a frugare nel suo cestino. Per questo è impossibile guardare questo nuovo Van Gogh senza un vago senso di colpa, e un po’ d’ansia: come di chi si trova a sollevare l’ennesimo velo su di un’esistenza intensa e dolorosa quanto altre mai. Come sempre, l’inquietudine di Vincent è contagiosa.