Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 14 Giovedì calendario

Se agli asiatici piace diventare ricchi

Da anni si sostiene che siamo entrati nel secolo asiatico, o forse cinese. Al di là della confusa geopolitica del momento, ci sono segni, apparentemente marginali, che inducono a pensare che sia proprio così e che probabilmente la maggiore dinamicità si registrerà più nell’Asia nel suo complesso che nella sola Cina. Lo storico e manager tedesco Rainer Zitelmann ha condotto una serie di sondaggi in diversi Paesi per misurare il rapporto che diverse popolazioni hanno con la ricchezza e con i ricchi. Qualcosa che, indirettamente, indica dove si sviluppa e si svilupperà la maggiore attività, stimolata dal desiderio di successo economico. Zitelmann aveva chiesto a campioni rappresentativi in sei Paesi europei e negli Stati Uniti quanto per loro fosse importante essere o diventare ricchi. La media di coloro che risposero «molto importante» o «abbastanza importante» è risultata del 28%: da un minimo del 19% in Gran Bretagna a un massimo del 36% in Italia, con gli Stati Uniti al 30%, la Svezia al 32, la Spagna al 31, la Francia al 26, la Germania al 22%. In tutti questi Paesi dell’Occidente, una chiara maggioranza ritiene insomma che non sia importante diventare ricchi. Zitelmann ha poi fatto lo stesso esercizio in Asia. È risultato che il 43% dei giapponesi ritiene che arricchirsi sia importante, quota che sale al 50% tra i cinesi, al 63% tra i sudcoreani, al 76% tra i vietnamiti. «Le persone in Asia sono più affamate di successo – commenta lo storico – e ciò in parte spiega i più alti livelli di dinamismo economico nel continente». Zitelmann ha poi elaborato un coefficiente di invidia sociale verso i ricchi – nel quale risulta che l’invidia è più alta, nell’ordine, in Francia, in Germania e in Cina e meno della metà in Vietnam, Corea del Sud, Giappone. E ha poi creato un coefficiente dei tratti di personalità che vengono attribuiti ai ricchi, sei positivi e sei negativi tra cui scegliere: ancora una volta, i vietnamiti sono coloro che vedono nei ricchi molte più positività che negatività. Mettendo assieme il tutto, il prodotto finale è un Rich Sentiment Index che misura in scala decrescente l’ostilità alla ricchezza e ai ricchi. I francesi sono i più ostili, con un indice di 1,2; seguono spagnoli e tedeschi a 1,1; poi vengono italiani e cinesi a 0,9; quindi svedesi e americani a 0,6; britannici e sudcoreani a 0,5; vietnamiti e giapponesi a 0,4.