Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 14 Giovedì calendario

Andò mette La Capria in scena

«Anche se ci ha lasciati anzitempo, è giusto festeggiare a teatro i 100 anni di Raffaele La Capria, grande scrittore e grande amico. Uno spettacolo ricavato dal suo capolavoro ci farà sentire la sua attualità», racconta Roberto Andò, che il 19 ottobre metterà in scena, nello Stabile di Napoli da lui direttoFerito a morte tratto dal romanzo Premio Strega del 1961 di La Capria, con adattamento di Emanuele Trevi.
Che rapporto intercorreva tra voi?
«M’ero imbattuto fin da ragazzo nella prima edizione di quest’opera. Una scrittura audace, alla Woolf. Ha fatto parte del mio bagaglio più personale assieme aIl mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese. Chiavi per accedere a una città. Ho avuto il privilegio di entrare in confidenza con Dudù, con La Capria, grazie al sodalizio con Francesco Rosi che ogni settimana adunava Dudù, Ilaria, me, Kezich e Colombo. La Capria mi raccontò i tentativi di Paolo Sorrentino di portare al cinemaFerito a morte, ma era troppo costoso. Mi riferì d’aver dato una mano al film di Vittorio Caprioli Leoni al solein parte ispirato al romanzo, ma con taglio da vitelloni partenopei. Mi spinse a pensarlo scenicamente».
Che modalità teatrale ora l’ha convinta a occuparsene, con Andrea Renzi, Paolo Mazzarelli e Gea Martire fin qui nel cast in definizione, coproduttori gli Stabili di Napoli, di Torino, l’Ert e Campania Festival?
«Fare della storia un’orchestrazione di voci. Mettere in pratica l’idea di Starnone, prefatore di una ristampa, che ci sente dentro il sovrapporsidegli accenti prodotto dal cambiare le stazioni d’una radio. Creare una sinfonia coi luoghi d’origine.
Echeggiare quasi Bernhard.
Accostare la sensorialità al mare, ai vicoli e ai borghesi».
E la trama umana?
«È sempre quella di un uomo che sta per lasciare Napoli, che ha mancato l’amore con una donna. Fallimento, rimpianto: temi critici tutt’ora ricorrenti. La Capria testimonia un ceto medio di intellettuali da circolo nautico restio ad autorappresentarsi. Eduardo ritrae senza far sconti la piccola borghesia».
Ci saranno difficoltà sceniche?
«La sfida la affrontiamo con la trasposizione di Trevi che è scrittore ed era sodale di La Capria, e il romanzo “rompicapo” verrà sviluppato su più piani temporali e ambientativi. Si parte con la rievocazione del sogno della spigola, con risvegli, naturalismi, e visioni oniriche d’una donna nuda sul letto a simboleggiare una cilecca sessuale.
Fatti anche contemporanei, col tema fisso della fuggevolezza, dello sciupio e della ripetitività, e con spazi compresenti e liquidi in un montaggio della mente tra malìa, rammarico, sperpero. Non mancheranno le mutazioni mature».
Lo spettacolo sarà un tributo con aspetti autobiografici?
«Massimo, il personaggio che s’allontana da Napoli, per poi più tardi farvi delle puntate, riflette la figura di La Capria. Il suo compleanno sarebbe stato il 3 ottobre, e noi lo ricorderemo, insieme a Silvio Perrella, forse usando un filmato che ho nelcellulare: il brindisi di lui e Rosi coetanei novantenni. Forte fu la relazione traFerito a morte e la co-sceneggiatura di La Capria per
Mani sulla cittàdi Rosi del 1963: due auscultazioni di Napoli».
Lei, oltre a conversare conSalvatore Ferlita in un libro che La Nave di Teseo pubblicherà a ottobre, s’occupa di teatro anche nel suo ultimo film.
«Sto montando La stranezza che uscirà in ottobre. Un viaggio del 1920 nel mondo di Pirandello. Per gli 80 anni di Verga andò a fare un discorso, e intanto nascevano i suoiSei personaggi. Il film ricrea l’incontro con filodrammatici/becchini, Ficarra e Picone. Pirandello, Toni Servillo, sente che la sua balia è morta, s’occupa dei funerali. Riprendo anche iPersonaggi al Valle nel 1921, con Luigi Lo Cascio capocomico, Russo Alesi padre, Ranzi madre, e Finocchiaro la moglie di Pirandello».