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 2022  luglio 14 Giovedì calendario

Intervista a Gianmarco Tamberi

Il gioco delle coppie si piazza dentro il Mondiale in una gara di salto in alto che non è mai stata così in bilico. Questione di equilibrio e di rincorsa: bilanciare forza e leggerezza, come sempre, solo che stavolta il campione olimpico Gianmarco Tamberi si muove dentro geometrie ancora più precarie.
A seconda di dove l’azzurro guarda c’è un doppio. Barshim, che ritrova in pedana dopo l’oro condiviso. Chiara, la fidanzata, a breve moglie che lo ha seguito negli Usa. Marco, il padre allenatore, ormai un ex. I due arrivano a Eugene da separati in casa. C’è Chiara che riprende Gianmarco che segue Marco che traina le valigie e non è la Fiera dell’Est, è l’ingresso silenzioso a Hayward Field, il teatro di questa competizione. Gimbo, abituato ai tormenti, ci arriva pure con un problema fisico: «Ma la maglia azzurra è sempre stata il mio punto di svolta».
Come sta?
«È un momento di grande difficoltà, fino al 7 luglio ho cercato di fare qualsiasi cosa per risolvere i guai, dopo ho iniziato a pensare a come saltare con il problema».
Che tipo di dolore avverte?
«Nella parte finale della rincorsa, dove accelero sento una frustata nel nervo e mi irrigidisco: come un ago che si infilza quando entro in curva alla massima velocità. E non c’è farmaco che tenga».
È la condizione peggiore in cui ha saltato?
«No e questo mi dà fiducia. L’anno successivo all’infortunio del 2016 ero abbonato alla sofferenza, questa è di certo la competizione più importante in cui sto così».
Abbonato al tormento.
«Dopo le Olimpiadi pensavo fosse tutto più facile e invece sono un agonista, non mi accontento. Oggi affronto questa situazione: al primo salto penso solo alla tecnica, al secondo avverto la fitta, al terzo mi concentro sul momento in cui arriva il dolore invece che su quello che devo fare. È come essere punzecchiati da uno spillo. Devo accettare il dolore».
Qui, in Oregon, a Portland, ha vinto il campionato del mondo indoor.
«Buone sensazioni, ma sono quelle a cui ti aggrappi come idea e che spostano poco. Ora, io posso solo essere molto sicuro di me».
I problemi con il tecnico dipendono dalla mancanza di fiducia?
«Adesso non è interessante pensarci. È qua, mi segue come allenatore, l’obiettivo sono i Mondiali. Si è già detto troppo. Sarebbe stato più semplice se ognuno avesse potuto fare le proprie scelte. A posto così, non è il momento di discutere».
I guai a cui sembra essere abbonato la motivano ancora o iniziano a sfiancarla.
«Aver reso le Olimpiadi un’ossessione mi ha fatto vivere molto male per 5 anni e mi ha anche permesso di provare poi un’emozione indicibile. In Giappone la sera della finale sono entrato allo stadio con il sorriso. Sapevo di aver lottato più di chiunque per esserci».
Si è mai chiesto se renderebbe allo stesso modo senza angosce?
«Io devo stare spalle al muro, è lì che devi per forza volare. Non voglio il paracadute»
Si mette sul podio?
«Impossibile fare previsioni, la mia carriera è una montagna russa. Sono qui per giocarmela e con le gare che ho fatto fino a oggi una sola volta avrei superato le qualificazioni. Però niente alibi».
Anche Barshim non arriva al meglio.
«Lui è ancora più imprevedibile di me, ha un fisico disegnato per il salto in alto e anche dopo essere stato fermo scatta subito al meglio».
Vive l’avvicinamento alla gara in simbiosi con la sua fidanzata Chiara.
«Nei momenti di difficoltà le persone vicine, quelle vere, ti danno la serenità che serve. Ad Ancona ci sono un sacco di cose da fare per la casa, il matrimonio, ma le ho, di nuovo, detto: per me la priorità è questo Mondiale, l’ultimo titolo che mi manca. Lei è speciale».
Gli ori del primo di agosto 2021, Jacobs e Tamberi, entrambi provati dagli acciacchi. L’Olimpiade si paga?
«Sarebbe un peccato non fare risultati qui con tutto il pubblico che si è avvicinato all’atletica italiana. Io e Jacobs ci siamo sentiti e abbiamo una visione sul lungo periodo. Dopo i Giochi i problemi fisici capitano perché si è al limite e si riprende a spingere ancora. Il fisico chiede di riposare, ma noi vogliamo dimostrarci all’altezza. Ripeterci qui in queste condizioni, sarebbe anche più bello». —