Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 13 Mercoledì calendario

Una città galleggiante alle Maldive

Atlantide esiste. Non nel passato, ma nel futuro. Con due progetti, uno in Corea del Sud e uno alle Maldive, per la costruzione delle prime città galleggianti ecosostenibili.
L’obiettivo delle aziende coinvolte è trovare un’alternativa per ovviare ai cambiamenti climatici e all’innalzamento del livello del mare, ripercussioni ambientali che colpiranno con maggiore forza le piccole isole e le comunità costiere.

Lo scorso maggio, durante una tavola rotonda delle Nazioni unite, è stato presentato il progetto di Oceanix Busan, il primo prototipo al mondo di una comunità flottante resiliente e sostenibile.
Il masterplan della città galleggiante antinondazione, individuata a Busan, grande città portuale della Corea del Sud, è stato lanciato per la prima volta da Un-Habitat, il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, insieme con la società newyorkese Oceanix.
Il gruppo americano, leader nel settore blue tech, sta lavorando per diventare un modello di tecnologia innovativa per tutte le città costiere, proponendo un prototipo di infrastruttura galleggiante e autosufficiente dal punto di vista energetico e alimentare.
Sviluppata su piattaforme galleggianti connesse tra loro, la città di Oceanix Busan ospiterà 12 mila persone, con possibilità di ingrandirsi sino ad accoglierne 100 mila. Per iniziare saranno costruiti 6,3 ettari di area, tre piattaforme galleggianti in cui vivere, lavorare e fare ricerca. Ciascuna unità, ha spiegato il sito specializzato Rinnovabili.it, sarà affiancata da avamposti per la produzione di energia pulita dal sole e di serre per la coltivazione del cibo.
La città fluttuante si svilupperà a partire da sei pilastri sistemici: rifiuti zero grazie all’economia circolare, sistemi idrici a circuito chiuso, cibo autoprodotto, edifici net zero energy, mobilità innovativa, rigenerazione degli habitat costieri.
Dalla Corea del Sud alle Maldive. Pochi giorni fa il governo locale ha dato il pieno appoggio al progetto Maldives floating city, il primo insediamento galleggiante del Paese tropicale. Il masterplan è stato affidato agli architetti di Waterstudio in collaborazione con Dutch Docklands. Ospiterà sino a 20 mila persone in 5 mila case galleggianti disposte all’interno di un arcipelago di 200 ettari, a meno di dieci minuti di navigazione dalla capitale Malè.
Il prezzo degli immobili partirà da 250 mila dollari per 300 metri quadri. Costi non esattamente accessibili alle famiglie di pescatori che abitano la zona, a meno di sovvenzioni governative. Alle abitazioni si aggiungeranno hotel, ristoranti, spazi commerciali, porticcioli, un ospedale, una scuola e un edificio governativo.
Diverse ricerche scientifiche sostengono che entro il 2100 le Maldive scompariranno sotto il livello del mare. Atlantide, per davvero. Maldives floating city, in tal senso, vuole essere un primo esperimento per assicurare la sopravvivenza di una delle mete turistiche più ambite del mondo.
L’ispirazione del team di Waterstudio, una società di architettura con sede nei Paesi Bassi, arriva dal brain coral, un particolare tipo di corallo locale. E assembla una serie di isole esagonali interconnesse da canali. I primi agglomerati urbani dovrebbero essere ultimati entro il 2024 per arrivare al pieno completamento della città entro il 2027.