ItaliaOggi, 13 luglio 2022
Burocrazia tedesca all’italiana
In questa estate rovente sono preso tra due fuochi, tra la burocrazia tedesca e quella italiana. A Roma devo conquistare lo Spid per continuare a esistere, altrimenti non potrò ottenere alcun documento. L’Inpgi, che gestiva le pensioni di noi giornalisti è stata inghiottita dall’Inps. Fino a ieri, per ottenere il Cud, altra sigla che gli italiani conoscono, telefonavo all’Inpgi, e una gentile funzionaria me lo mandava via mail. Domani dovrò scaricarlo grazie allo Spid dal sito Inps, che non tiene contatti telefonici con i cittadini.
Come farò a presentare la dichiarazione dei redditi al Finanzamt, il fisco teutonico? Le prossime vacanze romane le dedicherò allo Spid, aiutato da mia figlia o da mio figlio.
Prima di Natale, ho ricevuto una mail dalla mutua tedesca. Mi chiedevano il certificato di matrimonio per controllare la situazione di mia moglie. Ho telefonato alla funzionaria che firmava la missiva. Warum? Perché mai? Potrei convivere con chiunque, di qualsiasi sesso, anche con un partner fluido, che cambia ogni mattina, e per la mutua non dovrebbe fare differenza. La signora ha chiesto la mia comprensione, non era colpa sua. Un controllo inutile ordinato da qualche capo per passare il tempo.
A Roma, ho chiesto aiuto a un’agenzia. Ci ha impiegato un mese, perché siamo iscritti all’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero. Nel frattempo, mia moglie, più ordinata di me, ha trovato il certificato, ingiallito dopo trent’anni, e l’ho inviato via mail alla signora berlinese, che mi ha ringraziato commossa.
Anni fa, scrissi su un giornale di Berlino, che mi consideravo un esule burocratico, la Germania mi sembrava un paradiso in confronto con l’Italia. Il mio articolo fu ripreso dal giornale dei Beamte, i funzionari pubblici, grati per il mio giudizio. Ma da allora, sono cambiati, sempre più simili ai colleghi italiani. In passato, potevo preparare da solo la dichiarazione dei redditi, quattro paginette. Oggi devo ricorrere all’aiuto di uno Steuerberater, un commercialista, che si fa pagare in percentuale sulle mie tasse. Più pago io, e più lui guadagna. Se fossi milionario, passerebbe dalla mia parte, trovando le scappatoie legali per farmi pagare di meno. Ma con me non gli conviene.
In questi giorni, i miei amici berlinesi, che possiedono una casa in città, o una villa, o perfino una capanna nei boschi, sono disperati. Cambiano le Grundsteuer, le tasse fondiarie, alla lontana la nostra Imu, finora molto meno alte, che dovranno essere calcolate in base ai nuovi valori catastali. Devono essere loro a fare i calcoli, in base a diversi dati. Perché non può calcolarli il Finanzamt che è già in possesso dei vecchi valori? Come per lo Spid si costringono i cittadini a svolgere un compito non loro, dando per scontato che tutti abbiano un cellulare e un computer, e lo sappiano usare.
Dal primo luglio, bisogna comunicare i dati fatti in casa a Elster, che suona come un nome femminile, ma è l’acronimo che sta per Elektronische Steuererklärung, dichiarazione fiscale elettronica. È avvenuto quel che ognuno doveva essere in grado di prevedere. I proprietari immobiliari, di palazzi o di un semplice negozietto, sono in Germania 36 milioni. I tedeschi sono precisi e puntuali, sia pure sempre di meno, e si sono precipitati a contattare Elster prima di partire per le vacanze. Il sito è collassato, colpito da infarto. Tutto è bloccato.
Elster è stato programmato per l’intera Germania dall’Ufficio fiscale della Baviera, che è la regione più ricca, progredita e efficiente. I responsabili si scusano: sono arrivate centomila chiamate al minuto, e Elster ha gettato la spugna. «Ci dispiace molto», si scusano i solitamente perfetti bavaresi, «Stiamo lavorando a pieno ritmo per risolvere il problema».
Ci sarebbe tempo fino a ottobre per mettersi in regola, e le nuove tasse fondiarie entreranno in vigore tra un paio d’anni. Probabile che le scadenze verranno prolungate. Un caos programmato, Kaos in tedesco. A gioire sono i commercialisti che si offrono di parlare con Elster a nome dei clienti, parcella da 400 a mille euro, a seconda del valore dell’immobile. Le dichiarazioni fai da te dovranno essere controllate, allora non potevano pensarci direttamente quelli del fisco?