la Repubblica, 13 luglio 2022
Il ritorno del formato Astana
Si ricompone la trojka degli autocrati. I presidenti di Russia, Turchia e Iran si incontreranno a Teheran. Il 19 luglio Vladimir Putin, Recep- Tayyip Erdogan ed Ebrahim Raisi parteciperanno, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, a «un vertice dei capi di Stato garanti del processo di pace in Siria». È il ritorno del cosiddetto “formato di Astana” lanciato nel 2017 in Kazakhstan per risolvere il conflitto che devasta la Siria dal 2011 ma, «oltre a questo incontro tripartito, ci sarà anche un incontro» tra Putin ed Erdogan, ha proseguito Peskov. Il portavoce di Putin non ha fornito dettagli, ma è ovvio che sarà l’“operazione militare speciale” in Ucraina a tenere banco nel bilaterale e in particolare la trattativa sull’esportazione del grano ucraino.
Quanto sia importante questo vertice lo dimostra il fatto che si tratterà del secondo viaggio all’estero di Putin dal lancio della sua offensiva in Ucraina il 24 febbraio dopo quello in Tajikistan e Turkmenistan alla fine del mese scorso, il primo fuori dall’area post-sovietica, e che cadrà a una settimana dal tour del presidente statunitense Joe Biden in Israele e Arabia Saudita, i due principali rivali regionali dell’Iran, nonché due storici alleati degli Usa che però non hanno promosso sanzioni contro la Russia. L’obiettivo di Mosca è chiaro: riprendere l’iniziativa in Medio Oriente per contrastare il suo isolamento internazionale e gli sforzi statunitensi promuovendo un nuovo ordine mondiale multipolare.
I temi in agenda saranno molti. La Siria innanzitutto. L’annuncio del vertice del 19 luglio arriva all’indomani dell’approvazione di una risoluzione Onu che estende di soli sei mesi gli aiuti umanitari al Nord-Ovest del Paese, ultima roccaforte dei ribelli. Una vittoria di Mosca che aveva opposto il veto contro la proroga di un anno. D’altro canto Erdogan minaccia da settimane di lanciare una nuova operazione militare contro i combattenti curdi nel Nord.
La visita di Putin, fanno sapere da Teheran, servirà anche a promuovere i rapporti tra «i due Paesi più colpiti dalle sanzioni economiche». Anche il programma nucleare iraniano sarà un argomento chiave, specie alla luce del viaggio di Biden in Israele e Arabia Saudita. Lunedì il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha avvertito non a caso che Teheran si sta preparando a inviare a Mosca «diverse centinaia» di droni, compresi quelli in grado di trasportare armi, e ad addestrare le truppe russe a usarli già questo mese. Il ministero degli Esteri iraniano non ha smentito: «La cooperazione dell’Iran con la Russia in alcune tecnologie sofisticate risale a prima» del 24 febbraio.
L’incontro bilaterale tra Putin ed Erdogan dovrebbe essere dominato dall’offensiva russa in Ucraina. La Turchia, membro Nato, si sforza di mantenere buone relazioni sia con Kiev (che rifornisce di droni TB2 Bayraktar) che con Mosca. Ha promosso i colloqui a Istanbul lo scorso marzo – un negoziato oramai tramontato, ha ribadito ieri Peskov – e si è più volte offerto di creare corridoi marittimi sicuri per esportare il grano ucraino bloccato a causa del conflitto. L’ultima volta due giorni fa in una duplice telefonata con Putin e con il leader ucraino Volodymyr Zelensky. Ma finora ha ricevuto tiepidi riscontri da Mosca e Kiev. Nondimeno oggi le delegazioni militari di Turchia, Russia e Ucraina s’incontreranno a Istanbul insieme a rappresentanti Onu per discutere della ripresa della consegna sicura ai mercati internazionali del grano ucraino.
Sullo sfondo c’è lo scontro con Washington. Lo dimostrano anche le parole di Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, che ieri ha accusato Usa e alleati di un «confronto ibrido» con la Russia «che si avvicina pericolosamente a uno scontro militare aperto con il nostro Paese» che comporterebbe «un conflitto armato tra potenze nucleari». Parole che hanno riecheggiato quelle del leader bielorusso Aleksandr Lukashenko che sostiene di aver discusso lunedì con Putin i piani occidentali di «un attacco alla Russia» che avvicinano «il mondo all’abisso di una grande guerra che non può avere vincitori».