la Repubblica, 12 luglio 2022
A Roma hanno dato fuoco alla bancarella dei volumi rari del "Professore". Ora vende libri bruciati
Non occorre essere esperti di metodi di smaltimento dei rifiuti, di politica o di criminalità organizzata per capire che quello che sta succedendo a Roma non dipende solo dal caldo e dall’incuria – che contribuiscono, certo, ma non bastano ad accendere roghi urbani come fossero falò di spiaggia. Basta del resto conoscere l’italiano: quando Gualtieri, sindaco di Roma, dice che “non si lascerà intimidire” dubito che intenda riferirsi al sole. C’è dunque qualcuno che deve far pagare a qualcun altro qualcosa, o avvisarlo.
A conoscere un po’ la storia della discarica di Malagrotta e la polemica (anche) politica sul termovalorizzatore qualcosa persino i profani possono intuire. Attorno ai rifiuti si sono sempre, da sempre, costruite fortune criminali e carriere politiche. C’è però un piccolo fuoco offuscato, in questi giorni, dai fuochi grandi. Non credo c’entri il racket dell’immondizia: sembra più semplice cattiveria, violenza come modalità standard di relazione. Qualcuno ha dato fuoco, in piazzale Flaminio, alla bancarella del “Professore”.
Da lui si trovavano edizioni rare di libri importanti, titoli ormai introvabili a pochi euro.
Era un riferimento, non solo per il quartiere. È questa una battaglia di retroguardia, il lutto di una minoranza di persone che ancora leggono libri di carta, li comprano non su Amazon, vanno a piedi fino al banco, non sanno neppure se ci sarà quello che cercano, magari troveranno quel che non sapevano di volere. Non esiste quasi più, questo mondo, e a maggior ragione ho trovato commovente l’iniziativa che circola in rete: andiamo a comprare alla bancarella distrutta un libro bruciato. I libri, anche quando li bruci, non smettono di parlare – di avere valore.