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 2022  luglio 12 Martedì calendario

Sfila in pantaloni larghi, una maglietta e una giacca mimetica: gli stessi vestiti di quando due anni fa provarono a violentarla

Elivira Serra per il Corriere

Quando è arrivato il momento di sfilare in passerella «travestendosi» dal proprio idolo, Martina Evatore, 20 anni di Padova, ha indossato una giacca mimetica, una maglietta nera, un paio di pantaloni larghi e le scarpe da tennis bianche. Ha scelto come idolo sé stessa, mentre le altre compagne si erano già vestite da Rondo, da Megan Fox, da Taylor Mega. Eppure è proprio così che sabato, in piazza Milano a Jesolo, ha convinto i giurati di «MissVeniceBeach», il concorso ideato dodici anni fa da Elisa Bagordo (vecchia conoscenza di Miss Italia) e organizzato in collaborazione con il quotidiano il Gazzettino, a mandarla alla finale di settembre. Martina, con quegli abiti, voleva dire una cosa precisa: «Non conta come ti vesti, non sei mai tu che te la sei andata a cercare. Se ti molestano, il problema è di chi ti guarda».

Martina, perché quei pantaloni con giacca mimetica?

«Perché sono gli stessi che indossavo il 29 luglio 2019, a mezzanotte e cinque, quando sono stata aggredita».

Dove è successo?

«A Padova. Vivo nel quartiere Sacro Cuore, una zona tranquilla se non fosse per il sottopasso che porta alla stazione. Comunque quella sera stavo raggiungendo i miei amici per un compleanno. Ho visto che un uomo mi stava guardando, però l’ho evitato. Poi, quando stavo per arrivare, me lo sono trovato dietro».

Come è andata?

«Mi ha spinta contro un cancello. Ho realizzato che se rimanevo ferma sarei stata ancora di più in pericolo, mio padre mi ha insegnato a difendermi sempre. Così ho cominciato a tirare pugni e a scalciare mentre lui tentava di infilarmi le mani sotto la giacca, che era chiusa. Per fortuna delle auto si sono fermate per chiedere se fosse tutto a posto e lui è scappato. Quando sono arrivata a casa dei miei amici ero molto scossa, loro hanno provato a cercarlo con i motorini, ma si era già dileguato».

Quando ha fatto la denuncia?

«Il giorno dopo, con mia madre. Ho fatto l’identikit, il mio aggressore avrà avuto 35-40 anni. Non ne ho saputo più niente...».

Perché sabato ha deciso di indossare quegli stessi indumenti?

La differenza

Minigonna o pantaloni non conta, la differenza la fa l’aggressore, è lui che ha dei problemi

«Per dire a voce alta che non esiste un abbigliamento che incoraggia le molestie. Puoi indossare la minigonna o i pantaloni, come nel mio caso: la differenza la fa la mente dell’aggressore, è lui che ha dei problemi, non chi si veste in un modo piuttosto che in un altro».

Capita mai che le dicano di cambiare abbigliamento per evitare problemi?

«Mi è successo proprio da pochissimo, è stata un’amica che peraltro mi vuole molto bene a suggerirmi di coprirmi un po’ di più altrimenti, ha detto, me la stavo cercando».

È un’amica vera?

«Sì, certo, lo diceva per il mio bene, è stata molto affettuosa in realtà. Quel giorno indossavo un abito un po’ attillato e scollato e lei mi ha proposto di metterci sopra una maglietta almeno finché non arrivavo in centro. Vicino a casa tante volte i ragazzi ci fischiano dietro quando camminiamo. Ma credo che non sia colpa dell’abbigliamento, è un problema loro. Mi ha infastidito anche leggere la sentenza sulla ragazza che aveva lasciato la porta aperta del bagno: non esistono gesti o abiti incoraggianti, esistono solo uomini che si sentono autorizzati a molestarti senza motivo, perché si fanno i film nella loro testa».

Da grande cosa vuole fare?

«So che può sembrare banale, ma vorrei davvero salvare il mondo, come dicono le Miss sul palco».

Il mondo si può salvare in molti modi, partendo da gesti piccoli: qual è il suo?

«Studio biochimica all’istituto tecnico. Devo fare l’ultimo anno, ne ho persi due per problemi di salute. Dopo, vorrei frequentare Biologia marina o Veterinaria e occuparmi degli animali. Ho un cane, Cody: è un incrocio tra un dobermann e un cocker. Mi piacerebbe fare volontariato con Animal Liberation, ma tra lo studio e gli allenamenti di pattinaggio non ho mai abbastanza tempo».

È fidanzata?

«Sì, con Jurij. Mi è stato molto vicino in questi ultimi due anni. Sabato c’era anche lui alla finale. Partecipare al concorso mi ha dato sicurezza. Ero molto in ansia, e invece è andato tutto bene!».


La Stampa

Si è presentata in passerella con un paio di pantaloni neri larghi che arrivavano alla caviglia, scarpe bianche sportive, una maglietta e una giacca mimetica. Lo stesso abbigliamento indossato una sera di due anni fa quando un uomo tentò di violentarla mentre percorreva a Padova il sottopasso del Sacro Cuore. Lei è Martina Evatore, 20 anni, e sabato ha voluto partecipare alla sfilata del concorso «MissVeniceBeach» di Jesolo. Ma lo ha fatto a modo suo, per accendere i fari della manifestazione sulla necessità che ogni donna si senta libera di vestirsi come meglio crede, senza che questo diventi un alibi per giustificare una aggressione sessuale. A Martina bruciano ancora le parole sprezzanti di un’amica a commento del suo look: «Se vai in giro vestita in questo modo te la cerchi». Come le corrode il cuore il ricordo di quelle mani nel tunnel che per lunghi, interminabili minuti l’hanno artigliata, palpata, tentando una violenza sessuale. Solo le grida della giovane e l’intervento di alcuni passanti hanno evitato il peggio. «Il mio vuole essere un attacco agli stereotipi, al fatto che le donne non si sentano libere di vestirsi a loro piacimento perchè potrebbe attirare le attenzioni di qualcuno», ha spiegato. —