La Stampa, 11 luglio 2022
Musk e Ferragni, ogni tanto l’immagine non basta
Non si è sempre Re Mida. Neppure se si è dei (gettonatissimi) influencer in ogni campo della vita pubblica e dello scibile umano. Guardare, per credere, la ritirata di Elon Musk dall’acquisto di Twitter, tra danno reputazionale, penale da un 1 miliardo di dollari per la rinuncia e crollo borsistico dei titoli high tech. Il patron di SpaceX, Tesla e SolarCity è un superinfluencer che ha rinunciato ad acquisire il social anche perché ha visto che le sue iniezioni di doping a colpi di tweet e post non ne hanno migliorato la salute finanziaria. E poi c’è la caduta del valore delle azioni di Tod’s nonostante la presenza in cda di Chiara Ferragni: stavolta l’immagine, che è tutto, non tutto ha potuto. Nell’epoca dell’economia smaterializzata, dove la finanza si nutre anche di simboli, torna così alla mente lo slogan clintoniano «It’s the economy, stupid!». La dura legge dell’economia non fa sconti neppure al soft power degli influencer che, in casi come questi, non riescono a influenzare alcunché.