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 2022  luglio 10 Domenica calendario

Mattia Santori coltiva la cannabis in casa

I semi, tre piantine che crescono sotto le lampade in casa. «Quest’anno ho già raccolto: 60 grammi», ammette candidamente Mattia Santori, consigliere comunale Pd a Bologna con delega al Turismo. L’erba della Sardina.
Il fondatore del movimento ha fatto coming out a margine degli Stati generali della cannabis ieri l’altro a Milano. «Non solo la consumo, ma la produco per uso personale. Non è legale? Al momento per colpa dell’articolo 73 del testo unico sugli stupefacenti equipara l’auto coltivazione allo spaccio per cui io rischio sino a 6 anni di carcere: è assurdo. Non a caso le Corti riunite della Cassazione hanno già indicato ai tribunali di considerare poche piantine come uso personale. Perché il Parlamento non può semplicemente legiferare e accettare una situazione che già esiste nel Paese?». Per Santori il campo largo progressista si realizza anche sul terreno delle piantine, a Bologna è tra i consiglieri di maggioranzache con la lista Lepore, la sinistra di Coalizione civica, Pd e M5S animano la campagna "Cannabis talk". L’aria è cambiata, dice: da un referendum negato a 630mila sottoscrittori alla battaglia abbracciata da larga parte del Pd con più convinzione mentre alla Camera è in arrivo la legge Magi-Licatini che renderebbe possibile, tra l’altro, la coltivazione individuale di quattro piante. Santori ne coltiva tre. Come ha iniziato? «A 18 anni, come tutti. All’inizio le scroccavo dagli amici, poi da laureato in economia mi sono reso conto che stavo finanziando un mercato illegale, dove domanda e offerta sono malate. Mia sorella mi portò da Amsterdam dei semi, ho cominciato così: per due volte non è cresciuto niente, la terza volta è andata meglio ». Santori spiega come coltiva in casa: «Acquisto i semi da un canapaio che paga le tasse, ho comprato le mie attrezzature, e tutto questo è già legale. In questo modo so dove vanno i miei soldi. Il mercato della cannabis alimenta la criminalità organizzata. Io non voglio che il mio consumo ricreativo di una canna ogni tre giorni vada ad arricchire un criminale, per questo dico che il mio è un comportamento virtuoso. Anche se solo riesci a sottrarre dal mercato nero un 20% sarebbe già tanto. A Milano è cambiata l’aria, ci sono stati altri interventi di assessori, consiglieri regionali tutti sul mio tono. L’assessora Gaia Romani ha fatto coming out, Daniele Nahum, si è acceso una canna davanti a Palazzo Marino. Credo ipocrita, piuttosto, il sindaco Sala che non è venuto perché aveva altre priorità». Una priorità la legalizzazione della cannabis? «Dobbiamo ribaltare un paradigma: è responsabilità della politica mantenere vivo il dibattito sui danni causati da 30 anni di politiche repressive. Se il Parlamento fa spallucce io non sto zitto. Crea dipendenza? È provato scientificamente che non è così. Poi è chiaro che occorrono politiche di intervento su un consumo problematico. Ma non è meglio allora che il tuo consulente sia un esperto che ti vende i semi e non robaccia piuttosto che un pusher nelle cui mani finiscono i minorenni? Io produco per il mio consumo personale 50 grammi all’anno, spendo 400-500 euro e so dove vanno a finire i miei soldi».
Domanda inevitabile: perché non smettere piuttosto di farsi le canne? «Non vedo perché, dobbiamo smetterla di pensare alla lotta per la legalizzazione della cannabis solo per i pazienti, ci sono 6 milioni di consumatori che ora vengono considerati criminali. Il Parlamento si accorga di quella che è la realtà del Paese».