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 2022  luglio 10 Domenica calendario

Diamoci del tu

Fermi tutti: niente crisi di governo, né ora né mai. Lo scoop è di Francesco Verderami sul Corriere: “L’altroieri, mentre si svolgeva il Consiglio dei ministri e Draghi continuava a dare la parola nel dibattito, è stato notato un particolare. ‘Tocca a te, Stefano’, ha detto il premier rivolgendosi a Patuanelli”. E “Draghi non è solito rivolgersi ai ministri chiamandoli per nome…”. Com’è umano Lui. È la svolta: “Tutto sta nelle parole di Draghi a Patuanelli, ‘tocca a te, Stefano’”. Certo, se gli avesse dato del lei dopo avergli dato del tu (ricambiato) per 17 mesi, come del resto fa con gli altri ministri, o se – peggio ancora– l’avesse chiamato Pasquale, Ermenegildo, Pippo, ci sarebbe da preoccuparsi. Invece l’ha chiamato Stefano, quindi è fatta: “C’è una componente psicologica oltre che politica nella crisi innescata dal M5S”. Anzi, psichiatrica: Patuanelli, chiamandosi Stefano, moriva dalla voglia di sentirsi chiamare Stefano. E ora che finalmente Draghi ha esaudito il suo desiderio per “(ri)costruire un sistema di relazioni che rassicuri i grillini”, il ministro si placherà, lo dirà a Conte e la pianteranno con “la percezione di non contare, di essere tagliati fuori”.
Che poi nessuno ha capito come sia nata, quella percezione. Per 17 mesi il premier li ha solo bypassati trattando con Di Maio e Grillo anziché col leader Conte, sparlando di lui col garante dopo che gli aveva sbarrato la strada del Colle. Li ha solo ricattati imponendogli di votare l’opposto del loro programma con la minaccia di dimettersi e dar loro la colpa (che poi sarebbe un merito), presentando decreti senza mai farli discutere e spesso neppure leggere, forzando il Parlamento a colpi di fiducie (un record di 54, per giunta col 90% di maggioranza). Li ha solo esclusi dalla Rai e da tutte le nomine. Ha solo smantellato il loro superbonus, il loro cashback, il loro ambientalismo, il loro multilateralismo in politica estera. Ha solo rimpiazzato la loro Spazzacorrotti con la schiforma Cartabia appaltata a FI e ai suoi pregiudicati. Ha solo lasciato che il ministro Di Maio li accusasse di “mettere a rischio la sicurezza nazionale” e di voler uscire da Nato e Ue, senza rimetterlo in riga e chiamargli la neuro. Ha solo benedetto la scissione dimaiana per renderli superflui. E ora che, meglio tardi che mai, stanno guarendo dalla sindrome di Stoccolma, anziché rispondere alle 9 richieste di Conte, dà del tu a Patuanelli (come faceva anche prima) e lo chiama col suo nome anziché con quello di un altro. Cosa vogliono di più? “È il metodo del premier, sostiene un esponente del governo: ‘Non cerca mai compromessi, cerca di comporre soluzioni’. Che è cosa differente”. Se poi i baluba grillini non colgono la differenza, la prossima volta gli regala il lecca-lecca e lo zucchero filato.