La Stampa, 10 luglio 2022
Chi è Nick Kyrgios
«Date una maschera ad uomo», si è fatto tatuare Nick Kyrgios sulla gamba, «e mostrerà il suo vero volto». È dunque venuto il momento di scoprire chi è veramente Nick Kyrgios, che oggi alle 15 sul Centre Court di Wimbledon indosserà la maschera che in pochi, forse neppure lui stesso, ormai si aspettavano, quella di finalista di uno Slam. Ad attenderlo ci sarà il volto poco rassicurante di Novak Djokovic.Scialacquatore di se stesso come pochi, campione perennemente interrotto che viaggia solo 5 mesi all’anno perché non sa stare troppo lontano dagli affetti e dalla sua Canberra, ha finalmente azzeccato il torneo giusto. Il ritiro di Nadal in semifinale lo ha aiutato, ma gli ha regalato anche un giorno in più per pensare. «L’altra sera ho avuto una notte terribile, ha spiegato alla vigilia, mi è montata l’ansia, quindi non vedo l’ora che questa finale si giochi». Il suo talento è indiscutibile, John McEnroe lo considera il suo vero erede, ma Nick fino ad ora aveva perso tutti i treni. A 27 anni è stato al massimo n.13 Atp, ha vinto sette tornei ma negli Slam non era mai andato oltre i quarti. In compenso ha collezionato multe, litigato a morte con Nadal (da lui ribattezzato «Ralph») e Djokovic («ma adesso ci messaggiamo») con il quale peraltro sul campo ha vinto due volte su due (ma nel 2017) senza perdere un set, Tsitsipas gli ha dato del bullo. Ha sputato agli spettatori (10 mila dollari di multa) e provocato chiunque, perso partite per manifesta abulia. È un folle che a volte dice verità scomode, forse un cattivo maestro, di certo una mina antisistema. In Australia e nel resto del mondo polarizza il giudizio. «I giovani lo adorano – spiega Darren Cahill, supercoach di Sinner – i più maturi lo detestano. Ha il tennis per battere Djokovic, spero non abbia avuto troppo tempo per pensarci». Quando si rivelò qui nel 2014, battendo Nadal negli ottavi, «il mio allenatore dovette recuperarmi dal pub la sera prima. Ora ho capito il valore dell’allenamento, sono cambiato. A volte ho odiato il tennis, ma posso essere un modello per i ragazzini in cui nessuno crede». È il finalista di Wimbledon con la classifica più bassa (n.40), non certo il più scarso. Con lui in campo può succedere di tutto, ma per Nick deve succedere ora. Perché, come dice l’altro tatuaggio che ha sul braccio destro, «il tempo sta finendo». —