Robinson, 9 luglio 2022
Il metodo Saunders per scrittori
Quasi tutti i manuali di scrittura sono ingannevoli. Offrono, talvolta in buona fede, indicazioni, quando non decaloghi, per costruire una buona storia: trama che regga, snodi e colpi di scena efficaci, personaggi credibili. Ma occorre riconoscere che nessun racconto, nessun romanzo riuscito è frutto di regole seguite sia pur con grande intelligenza. Quella che rivela il corposo anti- manuale di George Saunders, Un bagno nello stagno sotto la pioggia ( Feltrinelli, tradotto felicemente da Cristiana Mennella), è una verità inaggirabile e non sempre ben accolta dagli aspiranti scrittori. Che per imparare a scrivere bisogna leggere. Che la premessa di ogni scrittura creativa è una lettura profonda, analitica e altrettanto “creativa”. L’autore di racconti smaglianti e commoventi emerso alla metà degli anni ’ 90 e approdato nel 2017 all’impervio, bellissimo Lincoln nel Bardo mette in gioco tutta la sua carica emotiva: nella premessa descrive l’esperienza del corso universitario sulla letteratura russa alla Syracuse University come foriera dei «momenti migliori della mia vita, momenti nei quali ho davvero avuto la sensazione di offrire al mondo qualcosa di prezioso». Cechov, Turgenev, Tolstoj e Gogol’ sono i quattro maestri proposti agli studenti e in questo caso a noi lettori. Saunders seleziona una serie di racconti «pacati, domestici e apolitici» che tuttavia contengono sottotraccia spinte di resistenza e di rivoluzione. Per questi autori la narrativa non è, dice Saunders, un oggetto decorativo, «ma un indispensabile strumento etico- morale» che ricarica a ogni lettura o rilettura domande semplici e insieme difficilissime, radicali. «Come dovremmo vivere quaggiù? Perché ci hanno messo sulla terra? A cosa dobbiamo dare importanza? E comunque, cos’è la verità, come la riconosciamo? Come possiamo sentirci sereni se alcuni hanno tutto e altri niente? Come si fa a vivere con gioia in un mondo che sembra chiederci di amare gli altri ma poi alla fine ci separa da loro bruscamente, senza appello?». Il metodo Saunders prevede una lettura prima di tutto emotiva: è bene fermarsi a ragionare su ciò che abbiamo provato, sui passaggi in cui lo abbiamo provato. «Ogni lavoro intellettuale coerente parte da una reazione autentica».Il primo racconto è di Cechov, si intitola Viaggio sul carro, e Saunders porta all’estremo l’allenamento: ne propone una pagina alla volta, e poi interroga. Con piglio tutto fuorché accademico o capzioso, spinge il lettore a leggere anche sé stesso, accogliendo l’ipotesi che studiare il modo in cui leggiamo equivalga a «studiare il modo in cui funziona la mente». È una questione di consapevolezza – parola sottovalutata e in realtà decisiva in ogni percorso espressivo. E se questo anti- manuale è indirizzato soprattutto a chi scrive, è bene che l’eserciziario proponga confronti fra autori, tentativi di sfoltimento, di asciugatura ( che torneranno utili in fase di revisione del proprio lavoro), ragionamenti sulle modalità con cui si descrivono i personaggi. Ma poiché è indirizzato anche a chi si limita a leggere, è bello che Saunders racconti anche di sé, delle sue prime prove, delle sue illusioni: «Era come se il mio talento fosse stato un cane da caccia che avevo spedito in fondo a un prato a recuperarmi un magnifico fagiano e lui mi avesse portato, che so?, le gambe di una bambola rotta». Considerandosi, a trent’anni, hemingwayano, tentava di scalare la montagna Hemingway per ridiscendere a valle e trovare «una collinetta di cacca con su scritto “Montagna Saunders”». Ma d’altra parte – aggiunge quasi con sollievo – «aveva il mio nome». Il fatto è che investire su quella collinetta è tutto quello che possiamo fare. E sperare che cresca, perché per l’appunto è nostra, implica una modalità e una voce che sono il nostro stile, la nostra visione. Non è facile diventare montagne, sembra dirci Saunders, ma scalarle dà l’occasione per misurarsi con la vera grandezza, per osservare il suo “funzionamento” senza comunque riuscire a svelare tutti i meccanismi. In ogni caso, a pagina 409 di questo curioso librone, che per lampi è anche uno straordinario saggio di critica letteraria, è una “dispensa” magica e un’antologia intelligente, viene chiarita la differenza tra un grande scrittore e uno bravo. È sottile, ma feroce.