la Repubblica, 8 luglio 2022
Rezza e Mastrella, la porta del destino
Un segno di inconfondibile anarchia aleggia da sempre nel loro teatro, ma stavolta coniugando piacevolezza e graffio, poesia e rabbia, diventa anche indignazione, rifiuto, estraneità. Si intitola Hybris il nuovo spettacolo che Antonio Rezza e Flavia Mastrella considerano, non per niente, differente dagli altri e che, fin dal titolo, parla di “tracotanza”.
«Per i greci – dice Rezza – la hybris era la sfida verso una divinità, ma se sei senza dio si riferisce all’essere umano che ritiene di essere più di quello che è». Hybris, aggiunge Mastrella, «è anche quella dell’arte che ha perso il suo significato, la prepotenza di questa società che si affida solo allo stupore tecnologico». Lo spettacolo ha debuttato ieri e resterà in scena fino al 10 a Spoleto, al Festival dei Due Mondi dove i 35 anni di lavoro di questi due artisti ricchi di talento, che vanno e vengono dal teatro al cinema, dall’arte alla musica, Leoni d’oro della Biennale di Venezia, sono raccolti fino al 25 settembre in una grande e bella mostra, “Euforia carogna”, un «habitat di sculture interattive, una mostra documentaria, un percorso evolutivo, un allestimento di scena, video e fotografie» come dicono i due artisti, pensato per gli spazi di Palazzo Collicola. Oltre 600 metri quadri con tanti materiali, in realtà «solo un decimo di quelli che abbiamo», sottolineano Rezza e Mastrella che hanno molti altri impegni: il 13 sono a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, con Amistade, lo spettacolo in cui incontrano la poetica di Fabrizio De Andrè, poi per la Milanesiana di Elisabetta Sgabri il 15 a Cervia conIo,replicato il 25 a Roma al Teatro di Tor Bella Monaca, e il 20 al cinema Messico di Milano con La legge,il film di Mastrella sulla Costituzione recitata dagli animali, il 16 a Monte Ciocci (Roma) con un altro filmMilano, via Padova, il 18 con Fratto_ Xa Parma e il 24 all’India di Roma con7-14-21-28.
Hybris, che ha avuto una lunga gestazione più volte bloccata dalla pandemia, interpretato da Rezza con otto attori (Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Maria Grazia Sughi, Daniele Cavaioli, Antonella Rizzo) «è l’ennesimo tentativo nostro di non assomigliarci» scherza l’artista. E questa volta non ci sono le consuete sculture e teli mobili che accolgono la scena ma nell’ambiente di Mastrella c’è semplicemente «una vecchia porta di legno pesante che arriva dalla mia infanzia e il cui peso fa parte della poetica dello spettacolo, perché pesante è il momento storico che stiamo attraversando, a cominciare dalla superficialità del mondo dell’arte contemporanea a cui bisogna reagire», spiega Mastrella. La porta, sbattuta centinaia di volte dai vari personaggi, è uno strumento coercitivo, «come unapistola in mano a un pistolero, perché permette di scegliere chi deve stare dentro e chi fuori – fa notare Rezza – io sono al tempo stesso il proprietario di casa che sta dentro o il padrone del mondo che sta fuori: in ogni caso decido chi sta da una parte o dall’altra, in un atto di prepotenza che ha tutte le derive metaforiche del caso. E visto il periodo…». Se poi gli si chiede se ci siano dei riferimenti, l’artista puntualizza: «La porta rispecchia un sentimento postumo di quello che è successo in questi due anni, dove una minoranza di cui faccio parte, che ha avuto paura di farsi il vaccino, è stata trattata come appestata. Io non sono no vax né negazionista o complottista, ma lavorando con il corpo ho avuto paura a farmi inoculare qualcosa. Non meritavo di essere trattato così, di non poter nemmeno andare al bar. La paura deveessere rispettata. Hybris non parla della pandemia o del vaccino, ma di quel sentimento di potere che può escludere e isolare gli altri». Dice Mastrella: «La cosa bella è che noi due siamo teste completamente diverse e ognuno dà un significato diverso. Hybris per me è la sfida dell’uomo alla natura, la convinzione umana di poter dominare la terra con le tecnologie che ci spingono alla rovina».