la Repubblica, 8 luglio 2022
Mario Desiati ha vinto il Premio Strega
Vince l’inno agli irregolari, ai balordi, agli esiliati, a tutti coloro che hanno desiderato almeno una volta nella vita di cambiare casa e identità. Vince in uno Strega baciato da un acquazzone dopo giorni di caldo torrido romano: «Dedico questo riconoscimento a Mariateresa Di Lascia, che vinse qui nel 1995, pugliese come me, e a tutti i lavoratori dell’editoria italiana. Non basta la passione ci vuole un contratto vero».Spatriati di Mario Desiati (Einaudi) vola e taglia il traguardo della settantaseiesima edizione del Premio Strega con 166 voti. L’autore pugliese annuncia di non voler aprire la bottiglia del famoso liquore per la foto di rito, ma di volerlo fare «vicino a dov’è ora Alessando Leogrande», l’amico scrittore conterraneo morto nel 2017 a quarant’anni.
Desiati ha lasciato il secondo classificato Claudio Piersanti (Quel maledetto Vronskij, Rizzoli) a 90 voti. I pronostici della vigilia si sono avverati, non c’è stata gara, il superfavorito ha trionfato staccando il secondo di 76 preferenze.
Gli amanti della suspense presenti nello scenografico Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma saranno rimasti delusi. Il gruppo di Segrate fa bottino delle prime quattro posizioni: al terzo posto si è classificata Alessandra Carati con E poi saremo salvi(Mondadori, 83 voti), quarta posizione con 62 voti per Veronica Raimo conNiente di vero (Einaudi), già vincitrice dello Strega Giovani. Quinto per un soffio Marco Amerighi conRandagi (Bollati Boringhieri, gruppo Gems, 61 voti), sesto Fabio Bacà conNova (Adelphi, 51 voti) e ultima Veronica Galletta con Nina sull’argine (minimun fax, 24 voti). Sono eccezionalmente sette, perché la semifinale di Benevento si era chiusa con un ex aequo e un ripescaggio di un editore indipendente. Ci sarà il tempo per analizzare nel dettaglio i voti degli Amici della Domenica, dei 30 Istituti italiani di cultura all’estero e dei 30 lettori forti delle librerie indipendenti. Einaudi si riprende il podio dopo anni di arsura: non vinceva dal 2017, l’anno di Paolo Cognetti. Alla fine è stata un’edizione salomonica, che ha ben redistribuito pani e pesci. Tutti felici.
Strega bagnato Strega fortunato.Negli annali stregati non sono molte le edizioni piovose: il 2006, l’anno diCaos calmo di Sandro Veronesi, e poche altre volte. All’improvviso a metà serata è un fuggi fuggi generale dai giardini, dove sono apparecchiati i tavoli, al riparo sotto i portici. Ci voleva il temporale per immaginare un fuori programma in una finale già scritta. Ci ha pensato Nettuno o chi per lui. La scena di Emanuele Trevi, presidente del seggio, che tiene divertito l’ombrello per riparare Geppi Cucciari è l’istantanea della serata. L’altra è il gessetto che non scrive sulla lavagna bagnata e toglie sacralità al rito dello spoglio rendendolo più sgangherato e più bello.
Con Desiati sale sul podio la generazione fluida, inquieta, libera. Qualcuno arriccerà il naso, bene. Spatriati racconta l’amicizia tra un ragazzo e una ragazza che si inseguono, si lasciano, si ritrovano. Gli spatriati sono degli irregolari, hanno una casa ma sentono l’impulso di lasciarla, annusano la possibilità del cambiamento, attraversano confini. Probabilmente sarebbe piaciuto a Raffaele La Capria questo risultato che premia un libro poco allineato, come era il suo Ferito a morte, vincitorenel 1961, in una delle finali più rocambolesche nella storia dello Strega. E a La Capria, da poco scomparso, è stato dedicato il ricordo del regista Roberto Andò che porterà in scena il suo libro capolavoro al Mercadantedi Napoli. Non c’è tensione nel meraviglioso Ninfeo illuminato. Non si ricordano nel recente passato scrittori tanto tranquilli e neanche tanto agghindati: sembrano pronti per uno shooting di moda (così parla chi se ne intende) e sfoggiano griffe di grande impatto. Desiati è il più scenico, fa il suo ingresso vestito da Valentino: ha al collo un collare fetish stile Damiano dei Maneskin abbinato con una blusa di seta monacale, diviso a metà anche nel look tra la cattolica Martina Franca e i locali hard di Berlino. Scarpe e mascherina arcobaleno. Veronica Raimo è sobria in total black, Alessandra Carati cita l’Oriente con un vestito a kimono e Marco Amerighi sfoggia orgoglioso un completo di seconda mano: «Il riciclo di questi tempi mi sembra una scelta etica che sarebbe giusto supportare». Dopo giorni di clausura ce l’ha fatta a rimettersi in pista Fabio Bacà, graziato da un tampone negativo, mentre Veronica Galletta è rimasta bloccata a casa per Covid.
Va molto di moda, ma non importa, la parola giusta per questo Strega èfluido. La ripete spesso anche Desiati. Vero è che i libri sono accomunati dal filo rosso di un desiderio di altrove, dalla curiosità verso l’ignoto, narrano di persone al bivio di scelte importanti. C’è Desiati che si diverte a osservare le metamorfosi dei suoi personaggi. Piersanti che insegue il mistero della fine inaspettata di un amore attraverso lo specchio letterario di Anna Karenina. Amerighi che fotografa i giovanirandagi per i quali il viaggio ha ancora un significato esistenziale. Carati che narra le vicende di una profuga bosniaca alle prese con un’identità da ricostruire. Raimo che camuffa la propria biografia romanzando le contraddizioni di una giovane donna. Bacà che ritrae il deragliamento emotivo di un uomo. Infine Galletta che racconta lo smarrimento di un’ingegnera del sud in un cantiere della pianura padana.
Ultima notazione sulla serata. Lo staff della Fondazione Bellonci aveva in bella vista una spilletta con disegnato un utero stilizzato. Sopra la scritta:«My body my choice», chiaro riferimento alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha messo fine alle garanzie costituzionali per l’interruzione di gravidanza. Eccola l’ultima mutazione dello Strega: diventare una piazza per i diritti. Era successo anche lo scorso anno quando Donatella Di Pietrantonio si era schierata per il Ddl Zan. Per il direttore della Fondazione Stefano Petrocchi è anche questa l’anima del premio: «La cultura è sempre intrecciata ai diritti».