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 2022  luglio 07 Giovedì calendario

Il silenzio digitale di Di Maio

Del draghismo Luigi Di Maio ha iniziato ad apprezzare anche il silenzio digitale: l’assenza dai social, la libertà dal consenso e dal giudizio del prossimo. Lui, che invece sui social ci sta da sempre e per molti anni con grande profitto, adesso vorrebbe scomparire, scappare dalla quantità ciclopica di insulti e manifestazioni di disprezzo, ma è una fuga impossibile.
Su Facebook il ministro degli Esteri ha 2 milioni e mezzo di seguaci, è il terzo politico italiano: sopra di lui solo Matteo Salvini (5 milioni) e Giuseppe Conte (4,5); Giorgia Meloni è quarta, ne ha “solo” 2,3 milioni. La fortunata eredità di quando era il volto del Movimento Cinque Stelle si è trasformata in una maledizione: i followers sono diventati haters. Così Di Maio sta provando a smaterializzarsi da Facebook: l’ultimo post risale al 13 giugno, tre settimane fa, addirittura 9 giorni prima della scissione dal M5S. Gli insulti però l’hanno raggiunto lo stesso: sotto il suo ultimo aggiornamento ci sono oltre 23.500 commenti, in larghissima parte negativi, se non è un record ci manca poco.
Su Instagram non va meglio. Anche qui di Maio è tra i politici che godono della platea più ampia: 856mila follower (è quarto dietro Salvini, Conte e Meloni). Su questa piattaforma, da quando ha lasciato il Movimento e gli insulti fioccano, ha tentato una strategia differente: continua a pubblicare video e fotografie, ma negli ultimi tempi ha iniziato a impedire la possibilità di commentarli. La situazione è struggente: quattro giorni fa Di Maio ha postato un’immagine del matrimonio di Pietro Dettori (volto storico della comunicazione grillina) e Iolanda Di Stasio (capogruppo del nuovo partito dimaiano alla Camera). Forse sperava che il quadretto privato, per rispetto, fosse risparmiato dalla folla inferocita. Si sbagliava di brutto. Sotto la foto dei tre sposini, i tre commenti che hanno ricevuto più “mi piace” sono i seguenti: “TRADITORI POLTRONARI”, “HAI ABOLITO LA TUA DIGNITÀ” e “Poltrone e sofà”. Bene, ma non benissimo. Così dopo due giorni di assenza da Instagram, martedì Di Maio ha pubblicato due video disabilitando i commenti e si è goduto l’effimero silenzio. Incautamente, poi, ha postato una foto senza restrizioni, da Ankara, insieme a Mario Draghi e alla delegazione italiana per i negoziati in Turchia. Come prevedibile, ha ricominciato a tuonare il temporale del disprezzo: “Perché chiudi i commenti nei post precedenti? Paura?”, “Vedere questo individuo che firma trattati per conto nostro mi fa rabbrividire”, “Ma non ti fai un po’ schifo da solo?”.
È vero che uno non vale più uno e la democrazia digitale forse non è più il futuro dell’umanità, il dissenso si può ignorare, ma così è proprio dura.