ItaliaOggi, 7 luglio 2022
Kissinger, un giovane di 99 anni
Vl adimir Putin? «Intelligente e con una visione mistica della Russia», ma la guerra in Ucraina deve finire nei confini che c’erano il 24 febbraio scorso, i russi vanno ricacciati indietro. «Putin deve capire» che se sperava di prendere Kiev non c’è riuscito. Ma non va umiliato, cosa che non significa appeasement. Anche perché: «autocrazia e democrazia vivranno fianco a fianco almeno fino alla fine di questo secolo» e visto che: «La vita umana è più breve dei cicli storici degli Stati», occorre una visione lungimirante a prescindere dal singolo.
Quando la Storia bussa alla tua porta devi ascoltarla, specie se risponde al nome di Henry Kissinger. Che parla del mondo con la consueta padronanza e l’eloquio lento, monotono e imperturbabile che seccò Oriana Fallaci nel 1972. L’ex Segretario di Stato di Richard Nixon e Gerald Ford, a 99 anni si confessa con la Bbc. È l’una del pomeriggio di questa domenica 3 luglio, e il World Service sta mandando in onda «Kissinger’s Century», britannico gioco di parole sul secolo di vita e di storia attraversati da un uomo fuggito dalla Germania nazista perché ebreo, testimone dell’orrore dei campi di sterminio da liberatore, collaboratore degli uomini più potenti del mondo. L’occasione è anche la presentazione di Leadership, l’ultimo libro del Metternich di Washington, che risponde alle domande di Giles Edwards della Bbc mentre preparo le pennette rucola e gamberetti (è domenica anche per me, dopotutto).
In questa lunga cavalcata radiofonica con la Bbc, nella quale Kissinger ricorda e riassume la sua lunga vita, sfilano personaggi di ogni tipo, da Anwar Sadat a Charles De Gaulle, passando per Nixon. Ma veniamo ad anni più recenti. Donald Trump, che tipo è? Risposta: «Non m’aspettavo che sarebbe divenuto Presidente. Ha uno squisito senso della distribuzione del potere, ma le sue percezioni e interpretazioni sono così incentrate su di lui che è stato difficile raggiungere un vasto consenso a livello nazionale e internazionale sotto la sua presidenza».
E poi tocca a lui, lo Zar, Vladimir Putin. Il Metternich di Washington ricorda: «Ho incontrato Putin quand’era vicesindaco di San Pietroburgo. La prima volta ci siamo parlati in tedesco per un quarto d’ora e il suo era migliore del mio (ride) perché ha imparato il tedesco a livello universitario».
Quindi: «È intelligente, guidato da una sorta di visione mistica della Russia. Non una visione ideologica che altri possano condividere, ma crede nel fatto che la Russia abbia la capacità unica di poter vivere attraverso vari fusi orari e qualsiasi tempesta attorno ad essa grazie alla fiducia dei russi in loro stessi».
Poi: «Putin deplora quello che è stato tolto alla Russia con il collasso dell’Unione sovietica: la sua non è una visione hitleriana a base di conquiste, ma una visione molto ferma dell’essenza della realtà russa. L’Ucraina, per esempio, per lui non è uno Stato secessionista ma qualcosa tolto all’entità russa. Non era un argomento da lui molto gettonato, ma lo è diventato quando si è parlato dell’ingresso di Kiev nella Nato».
Ma allora, come uscirne? Qual è lo status quo sul quale tanto si è discusso, al punto che SuperK (come lo chiamavano quando saltabeccava tra una capitale e l’altra in tempo di crisi con la shuttle diplomacy) si è beccato del «cagasotto» da Dmitro Kuleba, il ministro degli esteri ucraino? Per Kissinger l’espressione «ritorno allo status quo» si traduce in: «Questo significa che il territorio che l’Ucraina controllava quando è cominciata la guerra, è circa il 95% del totale. L’altro 5% se l’è preso la Russia dieci anni fa mentre l’Europa faceva finta di niente. Quello che conta ora è tenere la guerra sulla libertà dell’Ucraina lontana dal diventare una guerra per la sicurezza della Russia».
Cioè non umiliare Putin: appeasement come a Monaco nel 1938? «Non ho detto questo. Dico che credo che la posizione di Putin sarebbe molto precaria e probabilmente non la potrebbe mantenere per un sostanziale periodo di tempo. Penso che molti leader europei che conosco – a mio parere – siano d’accordo con me. Putin non può pensare di cavarsela senza danno. Se sperava di soggiogare l’Ucraina ha fallito; l’Europa ha agito all’unisono e Kiev oggi è un credibile Stato europeo. L’Europa è stata unificata dentro la Nato e l’Ucraina è ormai parte di fatto dell’Europa». E già che ci siamo: «Penso che se la guerra finisse e parte del Donbass restasse in mano russa, i russi lo vedrebbero come un loro successo. (…) Devono essere ricacciati ai confini che avevano prima. Questa sarebbe una sconfitta per la Russia, ma il punto chiave per me sarebbe ora un dialogo tra Europa, Russia, Nato che potrebbe stabilizzare il sistema».
E poi come sarà il mondo domani? Sto impiattando mentre il vecchio Henry ha ancora in serbo una lezione e una speranza: «Non dico che l’autocrazia debba sopravvivere. Ma per il resto del secolo ci dovremo convivere e dovremo creare una nuova mentalità, dovremo essere preparati a difenderci ma anche trovare finestre a base di accordi entro i limiti che i nostri valori ci consentono.
È un obiettivo difficile da raggiungere perché ogni nazione deve avere fiducia nell’altra, credere che per un lungo periodo di tempo la società vivrà tutta insieme in pace». È una speranza buona come le pennette. Ma le mie sono durate poco.