La Stampa, 7 luglio 2022
Parla Zhou Guanyu, sopravvissuto al pauroso schianto
Zhou Guanyu è il primo cinese in Formula 1, il primo ad aver ottenuto dei punti e adesso anche il primo a essere sopravvissuto a un incidente spaventoso. «Ricordo tutto. In quegli istanti pensavo all’impatto finale». Dopo aver percorso trecento metri sottosopra, la sua Alfa Romeo è decollata contro le reti che proteggono il pubblico. Il suo Gran premio di Silverstone è finito lì, alla prima curva. «Mi ha salvato l’halo», l’aureola in titanio che protegge la testa dei piloti. «Questo dimostra come tutti gli sforzi di Fia e Formula 1 per rendere più sicure le macchine danno risultati concreti». Zhou ringrazia commissari ed equipe medica per la rapidità di intervento. Conseguenze fisiche? «Sto bene e sarò in pista in Austria nel fine settimana. Mai stato così entusiasta di rimettermi al volante».
A che pensa quando corre a 300 chilometri l’ora?
«Ricordo il mio primo giorno alla guida di una F1 ed era da matti. Finché non lo provi non puoi capire che cosa significhi andare così veloce. Senza un’adeguata preparazione fisica non saresti in grado».
La Cina non ha una grande tradizione nel motorsport: come è arrivato in F1?
«È vero, le corse non sono così popolati da noi, ma mi sono sempre piaciute le macchine. Un giorno ho provato i gokart e mi sono divertito tanto. Ho continuato, andavo veloce e ho cominciato nelle serie minori. Nessuno in famiglia era interessato alle corse: è stata una mia scelta».
Il suo idolo?
«Non ha capito perché ho scelto il numero 24? Kobe Bryant. E tra i piloti Fernando Alonso, ma non potevo avere il suo 14».
Lei ha preso il posto di Antonio Giovinazzi, unico pilota italiano: come l’hanno presa i tifosi?
«Prima di tutto non credo di aver occupato il suo posto. Voglio dire, ogni pilota ha le sue occasioni e deve dimostrare il proprio potenziale, poi la decisione spetta al team: sono loro a decidere chi vogliono. I fan hanno reagito un po’ male, ma lo posso capire, avevano perso il loro pilota, però non sono io ad aver preso il posto a qualcuno. Ora che mi hanno visto in pista ho tanti tifosi italiani».
Che cosa le piace dell’Italia?
«La moda e il design. Avete dei grandi stilisti».
Si dia un voto da 1 a 10.
«Per i risultati mi do 6. Per il lavoro, per come sono migliorato, credo di meritare un 7 o forse anche un 8. Ho avuto un inizio difficile e mi sono ritirato tre volte, poi è arrivato l’ottavo posto in Canada: una bella soddisfazione».
Chi è più veloce: Verstappen o Leclerc?
«Quello che vince più gare».
Facciamo un pronostico?
«Credo che prevarrà Verstappen, anche se mi piacerebbe che ci fosse un vincitore diverso ogni anno. La Ferrari ha troppi problemi di affidabilità, la Red Bull ha una monoposto migliore».
Quando li vede negli specchietti che fa?
«So che hanno una monoposto più veloce e cerco di non rovinare le loro gare. Con le Mercedes, invece, qualche volta mi sono divertito a lottare».
La Formula 1 ha cancellato il Gp di Sochi ed escluso i piloti russi. Le sembra giusto?
«Non voglio dire niente sull’argomento perché non sono io a decidere, ma i governi. Ogni Paese ha i suoi diritti. Come Formula 1 stiamo seguendo il resto del mondo. Sono scelte globali, non voglio essere coinvolto».
Le piace Hamilton in questo ruolo di ambasciatore dei diritti umani?
«Lewis sta facendo un gran lavoro per rendere questo sport migliore. Lo seguivo già quando ero in F2, mi è stato di grande ispirazione. Con le sue iniziative e i suoi successi è in grado di indirizzare le nuove generazioni».