la Repubblica, 7 luglio 2022
La siccità vista dallo Spazio
Neanche andando nello Spazio, le ferite della Terra scompaiono. «Anzi, le immagini sulla siccità che vediamo in questi giorni hanno un impatto emotivo enorme. Grazie ai satelliti poi misuriamo molte variabili biofisiche del pianeta che ci offrono dati importanti». Carlo Buontempo, romano, da 3 anni dirige il Servizio cambiamento climatico di Copernicus, il sistema di osservazione della Terra dell’Ue.
Qual è la situazione della siccità vista dallo Spazio?
«È una situazione drammatica, in particolare nel bacino del Po. Ma si dice che il clima non conosce confini. La siccità sta colpendo anche la Francia, una parte significativa della penisola iberica, l’Adriatico settentrionale e l’Europa centrale».
Quali sono le cause?
«In Italia settentrionale una delle cause è la poca neve caduta sulle Alpi. La riduzione della superficie dei ghiacciai e la scarsa copertura nevosa sulle montagne sono due aspetti che ci preoccupano. Vuol dire che il disgelo di primavera ed estate non dà il suo contributo nel ricaricare falde acquifere e portata dei fiumi».
Vuol dire che il danno ormai è fatto per l’intera stagione?
«A luglio e agosto possiamo aspettarci qualche temporale o pioggia isolata. L’estate non è il momento migliore per sperare di ricaricare fiumi e falde».
Osserviamo il calo delle portate dei fiumi, che è evidente. Possiamo vedere quello che accade nelle falde acquifere profonde?
«I satelliti osservano con più facilità quello che avviene in superficie, ma esistono modi per misurare anche le acque profonde, studiando le anomalie del campo gravitazionale.
Spesso quel che avviene nel sottosuolo è legato alla situazione in superficie. In tempi di magra di laghi e fiumi infatti aumenta il prelievo dai pozzi. Si finisce così per depauperare risorse che avevano impiegatodecenni, se non secoli, a formarsi. Le acque profonde possono essere viste come depositi fossili. Recuperarle, una volta esaurite, non è semplice».
La foto che l’ha colpita di più^
«Da terra, le barche appoggiate sulla sabbia asciutta dei fiumi. Dallo spazio, una mappa che a partire dai dati satellitari ricostruisce la situazione della siccità in tutta Europa. Mi colpisce l’estensione del fenomeno, che tocca praticamente l’intero continente».
È il cambiamento climatico?
«Abbiamo due situazioni che si sovrappongono. Il cambiamento climatico è come una malattia cronica. La temperatura aumenta, e solo questo basta a far aumentare l’evaporazione. Vedremmo questo fenomeno anche se le piogge restassero costanti. Quest’anno in più abbiamo avuto ondate di calore incredibili, iniziate già a maggio.
Questa sarebbe la parte acuta della malattia».
Diceva che vedremmo maggiore siccità anche a parità di precipitazioni. Ma pioggia e neve si sono fatte desiderare.
«Anche questo fenomeno è in linea con quel che ci aspettiamo dal cambiamento climatico. Le piogge tenderanno a essere sempre più concentrate, con periodi di siccità alternati a precipitazioni estreme, quei temporali violentissimi in cui cadono decine o centinaia di millimetri al giorno. Cascate d’acqua simili, quando incontrano terreni induriti dall’aridità, non riescono a permeare nel sottosuolo. Scorrono in superficie, creano alluvioni e non ricaricano le falde acquifere».
C’è una ragione per cui il Sud è meno colpito del Nord?
«Nessuna ragione sostanziale. Anzi, nei nostri modelli al Sud la siccità è destinata ad accentuarsi. Quest’anno è successo che è nevicato poco al Nord. Può darsi che negli anni successivi la situazione si capovolga».