Avvenire, 6 luglio 2022
In Norvegia lo sciopero fa volare il metano e crollare il petrolio
Lo sciopero di un sindacato dell’industria norvegese del gas e del petrolio è l’ultimo fattore dietro al rialzo delle quotazioni europee del metano: il contratto del TTF con consegna in agosto ieri è salito fin sopra i 175 euro per Mwh, per poi chiudere a 163 euro, cioè 30 euro in più rispetto a una settimana fa e il doppio rispetto ai livelli di inizio giugno. Il problema sindacale in Norvegia è serio. A inizio giugno l’associazione dell’industria dell’energia e i tre sindacati del settore avevano trovato un accordo per un aumento dei salari da 32.200 corone all’anno (circa 3.200 euro). Due dei sindacati hanno sottoposto l’intesa al voto dei lavoratori. Gli iscritti al sindacato Lederne hanno votato contro perché l’aumento, nell’ordine del 4-5%, è sotto il livello dell’inflazione, che in
LNorvegia è al 5,7%. La protesta ha bloccato quattro impianti di Equinor, la compagnia di Stato dell’energia norvegese, che valgono circa il 13% delle esportazioni del Paese. Il sindacato aveva programmato uno sciopero più pesante che a partire da sabato avrebbe potuto togliere dal mercato il 60% degli idrocarburi norvegesi. È intervenuto il governo di Oslo, che sembra essere riuscito a fare rientrare la protesta. Attualmente la Norvegia è il secondo maggiore fornitore di gas all’Europa, dopo la Russia, le sue forniture sono fondamentali per riempire i centri di stoccaggio in vista dell’inverno.
A questi prezzi del gas l’allarme per l’Europa si alza di livello. Arriva in aiuto, però, il crollo delle quotazioni del petrolio, con il Brent che – sui timori di una recessione globale – ieri ha perso il 9%, scendendo a 103 dollari e dirigendosi verso quota 100, il Wti americano è crollato a 98,5 dollari. Ancora una settimana fa erano entrambi sopra i 120 dollari. Presto la caduta delle quotazioni, attenuata dalla debolezza dell’euro, si farà comunque sentire alla pompa di benzina, dove i prezzi dovrebbero scendere sotto i 2 euro al litro (sempre che il governo proroghi lo sconto, che vale circa 35 centesimi al litro e scade l’8 di luglio). Giancarlo Giorgetti all’assemblea dell’Unem, l’associazione dell’industria dei carburanti, ha detto che l’esecutivo «sta valutando» una proroga. Secondo le stime dell’Unem quest’anno l’Italia spenderà per importare petrolio 35 miliardi di euro, il 77% in più rispetto al 2022, e altri 44,5 miliardi serviranno per l’acquisto di gas, cifra quasi raddoppiata rispetto allo scorso anno (+93%). In totale, la ’bolletta elettrica’ italiana per l’energia acquistata dall’estero quest’anno peserà per quasi 90 miliardi di euro.