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 2022  luglio 06 Mercoledì calendario

Achille Lauro: «Ho fallito ma riparto»

L’avevamo lasciato a maggio dopo la clamorosa eliminazione in semifinale all’Eurovision, dov’era arrivato grazie alla criticata partecipazione al Festival di San Marino. Una bella botta dopo i successi delle quattro partecipazioni al Festival di Sanremo. Ma la stella di Achille Lauro non sembra essersi offuscata: «Sono abituato ad andare di faccia verso il ricominciamo», spiega l’artista romano. «È una logica poco italiana ma molto internazionale: in America ricominciare dopo un fallimento è considerato ambizioso, anche nelle imprese. Quanti grandi imprenditori hanno fallito? La carriera è anche scontrarsi con la critica».
Ora riparte dai concerti. Ieri sera il suo tour Achille Lauro Superstar with Electric Orchestra ha fatto tappa all’Ippodromo di Milano: un concerto in cui un’orchestra e la sua band si sono alternati sul palco per accompagnarlo avanti e indietro nel repertorio, ora cantautore, ora rocker, ora popstar.
Come ha vissuto la bocciatura all’Eurovision?
«Faccio le cose per me al di là di ciò che si aspetta il pubblico, cerco di non esserne condizionato, altrimenti non avrei fatto uscire dieci dischi totalmente fuori moda. Il giudizio degli altri non è un mio problema, cerco di seguire il mio pensiero e il mio istinto. È stata sicuramente un’esperienza incredibile, l’Eurovision è un format che rispetta la volontà degli artisti».
Cosa non ha funzionato, più la performance o il brano “Stripper”?
«Andando all’Eurovision ho pensato: di certo qui nessuno arriverà con un pezzo punk-rock del tutto fuori controllo cantando a cavallo di un toro meccanico, poi se questo piace o no sinceramente non è importante.
La carriera va considerata sul lungo periodo, non mi interessa più la fiammata iniziale che ho già avuto. A 30 anni ho fatto quattro Sanremo, l’Eurovision, 10 dischi, ho scritto due libri, la regia di un documentario, ho seguito personalmente tutti i miei progetti».
Ma le hanno preferito la serba Konstaktra, la cantante che sul palco si lavava le mani.
«Non so come funzionino le votazioni all’Eurovision e quali siano le dinamiche politiche, non è di mio interesse, il nostro spettacolo era dirompente e aveva tutto al posto giusto. Non le vivo come competizioni, ma come se partecipassi soltanto io. Non nego che sarebbe stato bello arrivare in finale perché sarebbe stata un’opportunità in più ma questo non mi fermerà dall’arrivare ai miei sei San Siro consecutivi».
Dal pubblico e dai colleghi si aspettava più supporto? Blanco ha dichiarato che non sarebbe mai passato per San Marino.
«Mi hanno scritto che non avevadetto proprio così, ma anche se fosse io continuo per la mia strada, ho abbastanza esperienza per compiere delle scelte che siano coerenti con ciò che voglio fare, non devo chiedere il permesso ai miei colleghi. Penso di aver anticipato spesso i tempi e questo mi ha sempre premiato».
Può essere stato anche un limite?
«Sì, ha pro e contro: il pro è che qualcuno ti riconoscerà di avere anticipato un’onda, il contro sarà di anticipare troppo le mode. A Sanremo con Rolls Royce non ho vinto ma è come se avessi vinto: quel brano è stato uno spartiacque, anche per la mia carriera, così come tutte le altre partecipazioni al Festival losono state, pure contrattualmente».
E ora?
«Questo tour mette un punto sul mio passato, un percorso che va dal mio debutto fino all’Eurovision. Ci sarà un nuovo inizio. Ho tante belle canzoni da dare al pubblico, alcune non hanno nemmeno bisogno di estetica».