il Giornale, 5 luglio 2022
A causa della sanzioni i bancomat russi non riconoscono i nuovi rubli
A presentare la nuova moneta da 100 rubli, il 30 giugno scorso, sono stati i dirigenti della Banca centrale, che hanno sottolineato le qualità tecniche della banconota appena uscita dalla zecca di Stato: la resistenza all’uso e una speciale filigrana anti-falsificazione. Un QrCode indirizza gli utilizzatori sul sito della Banca di Russia, dove è possibile verificarne l’autenticità. I simboli usati per le due facciate sono in tono con il momento che la Russia si trova a vivere: da una parte la Torre Spasskaya del Cremlino, emblema stesso del potere; dall’altra la statua del soldato dell’Armata Rossa innalzata al Memorial di Rzhev.
In realtà fino ad oggi nessuno o quasi ha potuto toccare il nuovo biglietto. E secondo molti manager del settore bancario, citati al quotidiano economico Kommersant, ci vorranno anni perchè questo accada. Per un motivo semplice: le sanzioni.
Dall’inizio della guerra in Ucraina i maggiori fornitori e gestori di sportelli Bancomat, Ncr e Diebold Nixdorf (una società americana e una tedesco-americana), si sono ritirati dal Paese. In Russia i 70mila sportelli andrebbero aggiornati, il software che li controlla dovrebbe essere modificato per riconoscere il nuovo biglietto. Il problema è che per la maggior parte dei punti di distribuzione tutto ciò risulta impossibile. Non solo: i registratori di cassa sparsi nel Paese sono importati al 100%, non si sono aziende russe che operano nel settore. Anche in questo caso bisognerebbe aggiornare hardware e software e anche in questo caso le maggiori società internazionali non sono più in condizioni di farlo. Per questo motivo già in primavera l’Associazione delle banche russe (Adb) aveva messo in allarme la Banca centrale, chiedendo che il lancio dei nuovi 100 rubli fosse rinviato a data da destinarsi. Elvira Nabiullina, la Governatrice, ha deciso di andare avanti. E il vice presidente Sergey Belov, ha ridimensionato le preoccupazioni degli operatori del settore dicendo che per il lancio potrebbero volerci solo «sei mesi o un anno». In occasione dei lanci precedenti per adeguare l’intera Rete distributiva era bastato un mese. «Ma questa volta è tutto diverso», ha detto un operatore. La speranza delle Autorità è quella di trovare soluzioni alternative presso produttori di paesi amici o grazie alle cosiddette importazioni parallele.
Potrebbe non essere facile, a giudicare almeno dal comportamento dei colossi della tecnologia con base in Cina, Paese non certo ostile a Mosca. Senza fare proclami o annunci Lenovo (computer), Xiaomi (telefonini) e Huawei (tecnologia per le telecomunicazioni) hanno avviato il ritiro dalla Russia. A motivare la decisione non ragioni ideologiche ma il timore di diventare oggetto delle cosiddette sanzioni secondarie (previste per chi aiuta ad aggiornare l’embargo) e di essere tagliati fuori dalla tecnologia occidentale.