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 2022  luglio 05 Martedì calendario

L’estate del caos climatico

Ci ricorderemo per decenni di quest’estate. L’estate delle piaghe climatiche, delle tragedie, della siccità, delle inondazioni improvvise. Per la prima volta nella nostra storia, capiamo – tutti, tutti insieme – che l’homo sapiens non è più la specie dominante. Siamo come l’apprendista stregone della celebre metafora: abbiamo evocato forze più potenti della nostra capacità di controllarle. Dopo decenni di progressi senza freni, oggi ci scopriamo più fragili. In balìa della natura. Non c’è negazionismo che possa opporsi.
Il cambiamento climatico, provocato dall’attività dell’uomo, e in particolare dalla massiccia combustione delle fonti fossili degli ultimi due secoli, è come una lente di ingrandimento. Gli scienziati non possono determinare l’esatto rapporto di causa-effetto tra climate change e ogni evento estremo, ma sappiamo che fa da moltiplicatore. Accelera, intensifica, rende più frequenti le tragedie. Basta un calendario per capirlo: secondo le Nazioni Unite nell’ultimo ventennio (2000-2019) gli eventi meteo estremi sono raddoppiati rispetto al precedente (1980-1999). Ed è sufficiente una mappa per capire come il problema sia radicato e diffuso nella nostra quotidianità: il climate change è già ora, non in futuro, ed è ovunque, non solo in posti lontani dal nostro interesse.
I ghiacciai
Il ghiaccio è una delle vittime più significative del cambiamento climatico, e la Marmolada l’ha dimostrato: bastano pochi gradi in più per trasformare lo stato dell’acqua da solido a liquido. Non è un problema solo delle Alpi. Proprio questo mese il Nepal è stato costretto a spostare più in basso il campo base dell’Everest, perché dove si trova ora i ghiacciai si stanno sciogliendo troppo rapidamente e la zona sta diventando poco sicura. Al Polo Nord la situazione è ancora peggiore. Una ricerca pubblicata su Scientific Reports ha analizzato l’incremento di temperatura nell’Artico, in particolare nel Mare di Barents, che si trova a nord di Russia e Norvegia. Qui, secondo i dati, la temperatura sale più velocemente che in altri punti del mondo. Se nell’ultimo decennio l’aumento medio globale si attesta sui +0,32°C; nel Mare di Barents arriva a +2,7°C, con picchi di +4°C. Il ghiaccio, soprattutto quello dei Poli, è vittima di un effetto feedback, un circolo vizioso: più la temperatura sale, più si scatenano effetti a catena che aumentano ulteriormente la temperatura. Il ghiaccio è bianco, riflette i raggi del sole, mentre quando si scioglie l’acqua è più scura e assorbe ancora più energia. Un vero e proprio circolo vizioso.
Il caldo
Una delle parole chiave per orientarsi in questi mesi bollenti è "onda di calore": si verifica quando l’alta pressione perdura per almeno sei giorni consecutivi. Quest’estate ne abbiamo registrate già diverse nelle nostre città, soprattutto al Nord, ma si sono verificate anche in Francia e Spagna, dove la colonnina di mercurio ha toccato record mai visti: 40 gradi a Parigi come a Siviglia, e addirittura 43 in Andalusia. Secondo la Nasa gli ultimi otto anni sono i più caldi mai registrati. E lo scenario non può che peggiorare, tanto che gli attivisti per il clima commentano caustici sui social: "È l’estate più calda delle nostre vite? No, è la più fredda del resto della nostra vita".
La siccità
Il caldo eccessivo porta a due conseguenze agli opposti. La prima è la più intuitiva: la siccità, che sta colpendo il Po ma anche il Medio Oriente, l’Africa, la Cina. Se in Italia la situazione è già grave, nel mondo è ancora peggiore: carestie, insicurezza alimentare, conflitti. Almeno 2,3 miliardi di persone quest’anno vivrà in zone che soffrono di stress idrico.
Le alluvioni
Il rovescio della medaglia sono le forti piogge e le alluvioni, o come vengono definite dagli scienziati, le flash flood: alluvioni improvvise, tantissima acqua in pochissimo tempo. Più fa caldo, più velocemente l’acqua evapora dal mare: si formano nubi più grandi, che si sfogano con più intensità. Da Sidney a Mumbai fino al Bangladesh, che sta subendo le alluvioni peggiori della sua storia: sono quattro milioni gli sfollati.
La biodiversità
Anche la biodiversità perde i suoi tradizionali equilibri. Sardegna e Emilia-Romagna sono state invase dalle locuste. L’inverno mite e il clima secco le aiuta a proliferare senza freno. Ma anche animali lontani da noi subiscono gli effetti del clima: secondo l’Onu quasi un milione di specie è a rischio a causa dei mutamenti del clima.
Gli incendi
C’è un ultimo aspetto che ancora non è passato all’onore delle cronache, ma che in prospettiva già fa paura: la stagione degli incendi. Già in queste settimane si sono registrati grossi incendi in Andalusia, con migliaia di spagnoli costretti a scappare di casa, in Spagna, e negli Stati Uniti, dove bruciano i boschi della California, dell’Arizona e del Colorado. La scorsa estate è stata la seconda peggiore mai registrata in Europa. La siccità degli scorsi mesi potrebbe rendere la stagione degli incendi ancora più grave.
Come non mai è necessario adattare le nostre vite al clima: non solo è fondamentale ridurre le emissioni antropiche, ma dobbiamo correre ai ripari. Proteggere ciò che ci sta attorno e proteggere la nostra fragile specie dal caos climatico.