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 2022  luglio 05 Martedì calendario

“Toilet", il film ibrido

Un one man show, a teatro e al cinema contemporaneamente.
Gabriele Pignotta, commediografo da sale piene, firma Toilet in cui recita da solo per tutto il film, a parte qualche interlocutore telefonico (Vanessa Incontrada, Lillo, Francesco Pannofino). La trama è semplice: un manager guida verso l’appuntamento di lavoro più importante della sua vita. Tra le telefonate dei clienti, i messaggi della segreteria e le chiamate della ex moglie, Flavio non si accorge di aver sbagliato strada. Si ferma in una piccola area di servizio che si scopre abbandonata, resta bloccato in bagno senza avere idea di dove si trovi. La sua vita va avanti senza di lui, compreso il compleanno della figlia con la quale cerca di recuperare il rapporto. «Il protagonista — spiega l’autore — chiuso in questa gabbia si guarda e finalmente fa un bilancio della sua vita, un’occasione di redenzione e ripartenza». Presentato al Filming Italy Sardegna, Toilet uscirà con Vision il 13 luglio accompagnato da un tour nelle arene estive con Pignotta nei panni del protagonista.
Com’è nata l’idea di un film spettacolo?
«L’esperimento nasce in teatro, dove si ha l’immediatezza della reazione del pubblico. L’idea della storia è nata dopo aver visto Tom Hardy in Locke: un esempio di bravura. Una location, un personaggio: il resto è frutto della creatività. Lo spettacolo Toilet è piaciuto talmente al pubblico che ne ho fatto un trailer, in due ore il produttore si è convinto a farne un film. Sul set mi sono dedicato a creare un’estetica cinematografica varia, facendolo scorrere come un film d’azione. Poi ho cercato di trasformarne la visione in un evento unico. È importante far capire agli spettatori che non solo è bello tornare al cinema a condividere un’esperienza, ma che sarà irripetibile perché quella sera ci sarà il personaggio del film a integrare il racconto».
In che modo?
«Il narratore introduce la storia con la sua voce off, e integra il finale rispondendo alla domanda dopo i titoli di coda: come andrà a finire? Ci sarà anche una finta hostess a spiegare le norme comiche da seguire durante il film, un finto muro con orinatoi su cui scrivere messaggi e altro. L’idea è una serata di divertimento. Una sfida, venti date, che ho accettato consapevole che un film lasciato in sala, da solo, adesso non sortisce nessun effetto».
In teatro invece la gente ci va.
«Sono reduce da un tour di sei mesi partito a fine ottobre. Mi è venuta così l’intuizione. Spesso il teatro viene fatto nei cinema. Nelle multisale vedevo quattro spettatori nelle altre sale, quattrocento nellanostra, con lo spettacolo, 400».
Che occasione è, per il protagonista, la sosta forzata?
«Quella di riappropriarsi della propria vita, di redimersi. Si guarda e capisce che stava andando in una direzione estrema».
Come è nata la sua passione per la recitazione?
«Ho visto da ragazzo L’attimo fuggente e sono rimasto strozzato dall’emozione. Nei giorni successivi ho cercato di capire il perché di una reazione così violenta, quasi una chiamata. Ho capito che questo mestiere sarebbe stato un regalo che potevo farmi: far provare agli altri quel che avevano fatto provare a me.Studiavo all’università, facevo corsi di teatro nel weekend. Sono un outsider che ha avuto il coraggio di realizzare i propri sogni. È incredibile che sia riuscito ad arrivare a questo film, terzo lungometraggio, il primo one man show».