la Repubblica, 5 luglio 2022
Parla il custode della Marmolada
Vent’anni di fabbrica. Ma alla certezza di uno stipendio, poco più di un un lustro fa Carlo Budel, qurantottenne di San Gregorio nelle Alpi, ha preferito gli orizzonti sconfinati che regala Punta Penia: con i suoi 3.343 metri, la vetta più alta delle Dolomiti. La Marmolada, la capanna-rifugio che si trova sulla vetta, è diventata la sua casa e Carlo il custode. O meglio, "La Sentinella", che è anche il titolo del libro autobiografico pubblicato tre anni fa. Un appellativo appropriato, visto che Budel da anni registra con i suoi occhi gli umori della Regina delle Dolomiti, un ghiacciaio (certo, non l’unico) da tempo considerato malato dagli esperti.
Persona schietta, Budel è diventato personaggio non solo accogliendo migliaia di persone ad ogni estate nel rifugio che gestisce (il proprietario è Aurelio Soraruf), ma anche attraverso i canali social, dove posta foto e brevi video dalla vetta della Marmolada.
Pochi giorni fa, in uno raccontava dei torrenti che scorrono sotto la calotta.
E qualcuno ci ha voluto vedere una profezia della tragedia che si è consumata domenica scorsa. Budel è ancora su, nel suo rifugio, unico "abitante" della Marmolada dopo l’ordinanza di sgombero: per ora non ci può salire più nessuno, ad eccezione dei soccorritori.
Carlo, come sta?
«Ho pianto, non ho dormito nulla, sono stanco morto. Tra le vittime c’è anche un amico, una guida alpina di Padova».
Non si dà pace?
«Se il seracco fosse caduto durante la settimana, se fosse caduto oggi che è brutto tempo, non ci sarebbero stati tutti quei morti... Invece tutti gli episodi si sono concatenati, creando i presupposti per la tragedia: il giorno, l’ora, il caldo».
Le sue parole sui torrenti che scorrono sotto il ghiacciaio sono state interpretate come un campanello d’allarme. Magari sottovalutato.
«Ogni tanto, durante il giorno, vado alla croce di vetta per rilassarmi.
Quest’anno sento un suono pauroso, sono i torrenti che scorrono sotto il ghiaccio: scavano, scavano, scavano... E sotto quel seracco collassato c’era un lago... Però da qui a dire che ho lanciato un allarme, ce ne passa. C’è chi ha fatto passare il messaggio che qualcuno non abbia fatto il proprio dovere. Non è così: quello che è successo domenica, lo ha affermato anche l’alpinista Simone Moro, non era né prevedibile, né evitabile. Per questo dico: non date la colpa a nessuno, non cerchiamo un capro espiatorio. Però dobbiamo essere consapevoli che abbiamo una colpa collettiva per il modo in cui stiamo trattando il nostro pianeta».
In che condizioni ha trovato il ghiacciaio quest’anno?
«A metà giugno era come a fine estate. Senza neve, nero, pieno di crepacci. Anche la vetta è pulitissima: mai visto nulla del genere negli anni in cui io ho gestito la Capanna. La verità è anche un’altra: quest’anno non ci sono state precipitazioni, mentre nel 2021 sono caduti 12-13 metri di neve, lo scorso agosto il ghiacciaio aveva ancora il suo bel manto bianco».
Ha memoria di distacchi di ghiaccio?
«No. A luglio dello scorso anno ci sono state valanghe, ma sono un’altra cosa. Peraltro del tutto normale».
Il futuro della Marmolada?
«Se non agiamo per fermare il riscaldamento globale, lo vedo male. Oggi c’è una pioggerellina chesembra di essere a Jesolo: di solito con questo tempo nevica... Il ghiacciaio resterà chiuso tutta l’estate, anche se mi aspetto che riaprano il percorso che porta in vetta dalla ferrata della cresta ovest.
Ma è così anche altrove: un’amica guida alpina è stata pochi giorni fa in Svizzera, per un’uscita su un ghiacciaio più piccolo della Marmolada: l’hanno rimandata indietro, era troppo pericoloso».
Lei resterà a Punta Penia?
«Per ora sì: voglio fare qualche lavoretto, mettere via la legna. Poi vedremo cosa decideranno, se riaprire almeno la cresta ovest o tenere tutto chiuso. In quel caso, me ne tornerò dal mio cane Paris e starò un po’ con mia mamma».
Come le appare oggi la Marmolada, il giorno dopo la tragedia?
«Guardi, proprio in questo momento mi è salito un fringuello alpino sulla gamba: lo interpreto come un segno di pace. Ora c’è tanto dolore, ma la Marmolada resta una montagna stupenda».