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 2022  luglio 04 Lunedì calendario

Tamberi licenzia il padre-allenatore

Per uno che salta per mestiere, buttarsi nel vuoto non è poi questo azzardo. Gianmarco Tamberi lascia il suo allenatore a pochi giorni dalla partenza per il Mondiale. E il tecnico da cui divorzia porta il suo stesso nome e la medesima storia, è suo padre Marco.
Insieme sono arrivati all’oro olimpico nell’alto, un successo che li ha sfiniti e che in realtà consigliava una separazione istantanea. Sciogliersi dall’abbraccio del trionfo di Tokyo e dividere le strade immediatamente sarebbe stata la soluzione più logica. E anche la più difficile. Troppo bello immaginare che ci sarebbero state altre imprese costruite in famiglia, troppo semplice illudersi che una volta archiviata l’estenuante rincorsa ai Giochi sarebbe stata tutta discesa.
Il primo agosto 2021, Gimbo teneva ancora il gesso dell’infortunio di cinque anni prima tra le mani e il padre lo guardava storto. Quel gesso lo ha portato anche lui, ha bloccato la comunicazione tra i due: «Abbiamo due personalità opposte e non riuscivamo più a disinnescare lo scontro», echi di quella notte. Nemmeno la dolcezza dell’oro aveva liberato il nodo, il padre aveva chiaro il quadro: «Mio figlio vive di situazioni estreme, senza smetterebbe». Infatti non ha smesso e lo ha licenziato il 3 di luglio pure se la sua gara ai Mondiali di Eugene, negli Usa, inizia il 15, tra 11 giorni.
Tamberi jr motiva quasi con le stesse parole usate da Tamberi sr un anno fa: «È una decisione che stavo considerando da tempo, perché in questi anni di collaborazione a grandi risultati si sono alternate altrettanto grandi divergenze». Ci va giù anche più pesante: «Siamo ben al di sotto delle aspettative tecniche. Non voglio compromettere la gara più importante dell’anno insistendo su una strada che non ritengo giusta, e mangiarmi le mani a posteriori per non avere avuto coraggio». Quindi smonta tutto e parte solo per Monaco di Baviera, per un secondo consulto con il professor Muller – Wohlfahrt. Ulteriore controllo per il fastidio alla gamba di stacco prima di trasferirsi in Oregon dove dovrà trovare un tecnico, quanto meno un supervisore, che stia già dentro la nazionale.
Piani futuri da definire, per adesso conta solo la rotta di volo che porta ai Mondiali e si parte da bassa quota, dal 2, 26 saltato, a ritroso, nello spareggio con Fassinotti per il titolo italiano. Una giornata che già portava i segni di questo addio. Nervi tesi dentro ore impossibili: rifiutare di dare la mano a un avversario che lo ha spesso provocato come sintomo più evidente di un equilibrio esploso.
Anche nel 2021, a meno di un mese dalla partenza per il Giappone, i due erano andati vicinissimi alla collisione. Allora aveva mediato anche la futura sposa di Gimbo, Chiara: «Non per mettermi in mezzo. Per evitare che una presa di posizione stupida mandasse tutto all’aria. Il loro rapporto è complicato, ma avevano lottato insieme per le Olimpiadi e ci dovevano arrivare uniti». Solo che le Olimpiadi sono andate e alle prossime, a Parigi, nel 2024, ognuno si sarà affrancato dall’altro. Resta questo strano vuoto da affrontare, un campione olimpico senza guida. Ma, arrivati ben oltre il punto di rottura, rimanere insieme avrebbe significato solo alzare il livello della frustrazione.
Dovrebbe essere più semplice fidarsi di un padre nel momento dei dubbi, soprattutto se ti allena da sempre e ti ha accompagnato al successo ai Giochi, alla realizzazione. Invece quando la stabilità si spezza in casa, la reazione è violenta. Ogni attrito si fa insostenibile e tutta l’intesa dettata dalla conoscenza si trasforma in rancore.
I Tamberi erano abituati a urlarsi in faccia per poi fissare lo stesso punto, il chiodo fisso, il sogno dei Giochi. Ora che è diventato realtà non è rimasta l’energia sufficiente per immaginare altro.