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 2022  luglio 03 Domenica calendario

Intervista a Gessica Notaro

Sarebbe sbagliato dire che Gessica Notaro ha scelto la Notte Rosa di Romagna per tornare a nuotare con i suoi delfini, perché quelle di ieri erano tutte delfine. Cleo, Blue, Candy, Pelé, sono le stesse femmine con cui a vent’anni iniziò a lavorare come addestratrice al parco Oltremare di Riccione, un mestiere che dovette abbandonare nel 2017, insieme alla propria carriera nello spettacolo, quando fu aggredita dal suo ex. Un attacco con l’acido, un calvario di operazioni, la trasformazione in un simbolo contro la violenza di genere, una benda sull’occhio sinistro di cui ha fatto un oggetto di bellezza, molte idee per tutelare le donne vittime di abusi (che ieri l’hanno raggiunta per parlarle, abbracciarla, piangere e trovare forza), nulla di tutto questo è bastato a farla dimenticare da quelle delfine: «Per loro sono sempre la stessa Gessica - dice - e questa è la mia ripartenza».
Gessica, sono passati 12 anni dall’ultima volta. È stato bello?
«Non ci ho dormito (ride). Ho iniziato a lavorare coi delfini che avevo vent’anni, poi sono passata ai leoni marini, altri animali straordinari. Nel 2017 sono stata aggredita e non sono più tornata a farlo, se non saltuariamente».
Si è dovuta preparare?
«Sono tornata da loro tre o quattro volte, in punta di piedi. Ho chiesto il permesso di entrare in acqua piano piano e devo dire che me l’hanno concesso abbastanza in fretta. Per loro sono sempre la stessa Gessica».
Com’è stato tornare in vasca davanti al pubblico?
«Mi sono detta: cavolo, non ci posso credere com’è la vita. Tutto quello che è legato a te, torna, se lo desideri veramente. È stata una vera ripartenza ed è stato anche più bello perché sono ripartita esattamente da dove avevo lasciato».
Come ha cominciato?
«Lavoravo già in tv con Mediaset e la Rai, e addestravo cavalli per passione. Alcuni dei miei colleghi facevano lo stesso coi delfini, così ho provato anch’io e ho capito che mi piaceva. Per anni mi sono dedicata principalmente a quello».
Dopo il suo intervento molte donne l’hanno avvicinata per un abbraccio. Cosa le hanno detto?
«Tante lacrime, inizialmente. Molte delle donne che mi cercano stanno vivendo un problema. Vengono anche da lontano e, guardando me, cercano di capire come uscirne o provano a farsi coraggio per trovare una soluzione. Sa, quello è un luogo per famiglie e gli attimi di libertà di una donna vittima di abusi sono i momenti in cui sta coi figli, quindi, ne approfitta».
I giudici che hanno condannato a 15 anni il suo aggressore, hanno scritto che «voleva privarla della sua bellezza e della sua identità». Possiamo dire che in questo ha fallito?
«Io non voglio più parlare della mia vicenda personale. Ho voltato pagina, per fortuna».
Però i crimini contro le donne hanno dati drammatici. Molte di quelle che vengono uccise avevano sporto denuncia. Proprio come aveva fatto lei. Cosa si può fare?
«Dopo la denuncia, bisognerebbe dare loro una scorta. Credo che lo Stato possa farlo ma, se non può, allora bisogna istituire un fondo, fatto anche di donazioni, per pagare la protezione. Io l’ho detto molte volte, ma a quanto pare le istituzioni non mi ascoltano».
C’è anche un problema legato a crimini meno gravi: il catcalling, i palpeggiamenti, sono comunque traumatici. È una questione culturale?
«Sì, ma fino a un certo punto. Da ottimi genitori, possono nascere figli scemi. È l’individuo che deve scegliere come comportarsi».
E le donne che non trovano la forza di denunciare?
«Vanno comprese e non giudicate. Invece, vengono ancora giudicate molto, anche quando denunciano. È chiaro che se una è fragile non ce la fa».
Lei ha scritto un libro: «Nata sotto una buona stella». Si ritiene una donna fortunata?
«Assolutamente sì e il 2022 sarà l’hanno della svolta. Ho aperto una società di trading di cavalli sportivi e tutto sta andando molto bene».