Il Messaggero, 2 luglio 2022
Ai Mondiali il pallone col microchip per automatizzare il fuorigioco
Un microchip dentro una palla, che ha un nome, Al Rihla, collegata con un sistema di telecamere ottiche, direttamente a contatto con la sala Var. Tutto questo servirà a (semi) automatizzare il fuorigioco, a renderlo visibile quasi immediatamente agli occhi dello staff arbitrale, in campo e dietro allo schermo. Il calcio somiglia sempre più a un grande videogioco, una specie di Grande Fratello. Tutto pronto, si parte a novembre, con il supertecnologico Mondiale in Qatar, che l’Italia vedrà dalla tv. Ennesimo passo avanti della tecnologia nel calcio dopo la Goal line e, appunto, la video assistenza, sperimentata in Russia 2018. Un gioco sempre più controllato dalla tv, con lo scopo di abbattere il margine d’errore. Sarà possibile? Difficile. Pier Luigi Collina, presidente del comitato arbitrale FIFA, fautore-promotore di questa nuova spinta verso il futuro, non vuole che questo nuovo meccanismo venga confuso con un robot. Ma come funziona? Il nuovo sistema, Limb-tracking technology, ovvero tecnologia di tracciamento degli arti, si basa sul lavoro di 12 telecamere posizionate sul tetto dello stadio e dedicate a registrare 29 punti dati di ogni singolo giocatore (gli arti e le estremità rilevanti), 50 volte al secondo, capaci di individuare la loro esatta posizione in campo. In questo modo l’arbitro potrà svovare rapidamente la posizione di off-side. E gli arbitri? Resteranno al centro del processo decisionale, almeno in teoria. «Saranno ancora responsabili della decisione. La tecnologia offrirà solamente un ulteriore valido supporto per decidere in maniera più accurata e rapida, in particolare quando l’azione in fuorigioco sarà molto delicata e difficile», le parole di Collina. Che poi ha aggiunto. «La VAR ha avuto senza dubbio un impatto molto positivo, riducendo il numero di gravi errori. Ci aspettiamo che questo nuovo strumento ci faccia compiere un ulteriore passo in avanti, soprattutto rispetto ai tempi necessari per chiarire situazioni complicate». Fuorigioco o non fuorigioco, basta un suono, come per la goal-line technology. Il sensore (IMU Inertial, Measurement Unit) all’interno del pallone riceve l’informazione ed emette un segnale alla centrale operativa video 500 volte al secondo. Non si può più sbagliare, insomma.
ANTI POLEMICA
Il metodo, riferiscono dalla Fifa, è anti-polemica. In seguito alle parole di Collina, si è espresso anche Johannes Holzmüller, direttore dell’innovazione tecnologica nel calcio. «I nuovi sistemi forniranno alle squadre arbitrali video-avvisi in tempo reale utilizzando l’intelligenza artificiale. Gli arbitri Var continueranno a monitorare i risultati e dovranno corroborare la decisione proposta prima di informare l’arbitro principale. L’informazione verrà trasmessa negli stadi e ai telespettatori, i tifosi avranno un quadro preciso della situazione del fuorigioco in tempi molto rapidi». Con il sistema Var, la media attesa per l’intervento definitivo su un episodio dubbio di fuorigioco è di circa 70 secondi, con questo metodo, garantiscono, si ridurrà a 20, 25. Qual è il difetto? Questo sistema ha bisogno del supporto di un alto numero di telecamere, ma non tutte le competizioni possono garantirle. La Fifa sta lavorando per mettere a punto una tecnologia che ne richieda non più di due o tre per poter essere applicata facilmente nei vari campionati. Nelle immagini tridimensionali mostrate da Collina durante il webinar, il corpo dei calciatori veniva scannerizzato in 29 punti, facile così individuare una posizione di fuorigioco di pochi millimetri sulla linea tracciata virtualmente. La partecipazione del pubblico è un altro punto su cui si batte Collina: è importante come ogni attore della partita capisca il motivo delle scelte del singolo direttore di gara. Cosa resta a totale discrezione dell’arbitro? L’intensità del contatto, il fallo di gioco. Un conto sono le posizioni, e qui arriva in soccorso la tecnologia, un altro sono i contatti, sui quali il Var aiuta, ma non è determinante e frequente il suo intervento. Sarà l’arbitro il massimo esponente per la decisione finale. «Il sistema è pronto e funziona benissimo», dice Collina, che arbitrò la finale di Yokohama tra Brasile e Germania nel Mondiale di Corea e Giappone nel 2002. «È come se da quel giorno meraviglioso fosse trascorso un secolo. Nessuno, allora, poteva immaginare dove ci avrebbe portato la tecnologia applicata al calcio, e allo stesso modo ora non sappiamo dove ci porterà tra vent’anni. L’unica cosa di cui sono sicuro è che la figura dell’arbitro resterà centrale, e il fattore umano sarà ancora decisivo». Il minimo.