Il Messaggero, 2 luglio 2022
Intervista a Geppy Cucciari e Giorgio Lauro
Se n’è andato ieri in pausa estiva – per ritornare a settembre – Un giorno da pecora, la storica trasmissione di Rai Radio1 guidata dalla comica cagliaritana Geppi Cucciari, 48 anni, e dal conduttore milanese Giorgio Lauro, 54, premiata – lo scorso 25 giugno al premio Biagio Agnes – come miglior programma radiofonico dell’anno. Un mix di satira politica (il giorno da pecora del titolo è quello che i conduttori vorrebbero far passare ai politici, mettendoli in imbarazzo in diretta) e racconto della società, capace di adattarsi alla narrazione dei più recenti eventi senza mai abbandonare l’ironia – cifra del programma fin dal 2008.
Miglior programma radio: ve lo aspettavate?
Cucciari: «È stato un bellissimo riconoscimento al lavoro della squadra, un piccolo team da una decina di persone. E poi è stata un’occasione per vedere finalmente Giorgio vestito bene».
Lauro: «Siamo soddisfatti, contenti e molto divertiti dall’idea che qualcuno voglia premiarci. In fondo nell’ultimo anno non è successo niente di nuovo, a parte il Covid, la guerra e un nuovo governo».
Appunto: guerra, politica e pandemia: si può riderne?
Cucciari: «Sicuramente sono eventi che ci hanno costretti a cambiare. Abbiamo studiato un altro approccio agli ospiti, eliminato i momenti più istituzionali di leggerezza. Stava accadendo qualcosa di enorme, non potevamo far finta di niente».
Lauro: «È stato difficile affinare il tono, restare giocosi. Un esempio: Andrea Romano, che è il deputato che ha accettato di farsi tagliare i capelli in diretta da noi (aveva perso una scommessa, ndr), ha curato la nostra rassegna stampa dei giornali in russo. Durante il lockdown ci siamo inventati radio casa, telefonando ai politici e alla gente dello spettacolo per dimostrare che tutti, in quei giorni, facevamo le stesse cose».
L’invenzione di cui siete più fieri?
Lauro: «La canzone virale di Natale dei tre tenori virologi (Si si vax, di Matteo Bassetti, Andrea Crisanti e Fabrizio Pregliasco, ndr). È stata di grande impatto».
L’intervento che ha lasciato il segno?
Cucciari: «Un ragazzo che si era appena sposato in Ucraina, aveva comprato la casa nuova e ci ha raccontato di aver dovuto lasciare tutto. Che coraggio. A 35 anni, gli hanno strappato tutto quello che aveva. Una storia individuale che è simbolo di mille altre».
Un giorno da pecora in tv?
Cucciari: «Sarebbe bellissimo, ma faremmo una trasmissione diversa. In qualche modo con la radiovisione il programma è già un po’ tv: da donna insicura quale sono speravo di poter fare radio in ciabatte e spettinata, e invece no. Il privilegio della radio è il suo pubblico: arrivi negli uffici e nelle macchine nel traffico, ti puoi far ascoltare coi podcast mentre la gente corre o va in palestra. La tv è molto diversa».
Lauro: «Onestamente la radio in tv è sempre andata male. Come dice la canzone, Video kill the radio star.
È difficile far appassionare gli italiani alla politica?
Lauro: «La politica è facilissima da raccontare: fanno tutto loro. Basta mettersi sulla riva del fiume per vederli passare. Dopo Romano che si rasa a zero, adesso Ettore Rosato (vicepresidente della Camera, ndr) ha promesso di tingersi i capelli di giallo in caso di coalizione coi grillini alle prossime elezioni. Vediamo».
Come scegliete gli ospiti?
Cucciari: «A volte qualcuno polemizza, ma i politici che ospitiamo sono esclusivamente persone che la gente ha eletto. A noi vanno bene tutti. Poi però alcuni non vogliono venire».
Chi si rifiuta?
Lauro: «Storicamente, Massimo D’Alema non è mai voluto venire. Matteo Renzi all’inizio è venuto e poi non ha voluto più. Anche Calenda era impazzito per noi, veniva sempre, ora non vuole».
Gli ospiti che vorreste?
Lauro: «Il mio sogno: il Papa e il Presidente Mattarella in intervista doppia».