Il Messaggero, 2 luglio 2022
Il Vaticano vende il palazzo di Londra che ha messo nei guai il cardinale Becciu ma ci ha rimesso 135 milioni
È ufficiale: il Palazzo di Sloane Avenue non fa più parte del patrimonio immobiliare della Santa Sede. La cessione dello stabile situato nel cuore di Londra e foriero di troppi guai è stata accelerata da Papa Francesco. E così, per paradosso, l’oggetto che da due anni è al centro del maxi processo viene a mancare benché, naturalmente, i lavori in tribunale andranno avanti senza sosta al fine di appurare se tra un passaggio e l’altro si è verificata o meno una colossale truffa. La sentenza, salvo intoppi, è attesa per la fine dell’anno. Ieri mattina l’Apsa l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica – ha comunicato di avere finalizzato il contratto vendendo l’intera proprietà a Bain Capital, una importante società di investimento americana con sede a Boston e co-fondata dal senatore repubblicano Mitt Romney. Si è trattato di una gara d’appalto a più tappe che ha visto la presentazione di ben 16 offerte preliminari. Ogni proposta è stata oggetto di due diligence e ha portato a una selezione finale di tre potenziali acquirenti. Alla fine l’offerta migliore è stata quella della società americana.
LA VALUTAZIONE
Il Vaticano si è avvalso della consulenza di Savills – una grossa società immobiliare – che ha fornito agli esperti della Segreteria dell’Economia ogni supporto tecnico. Dalla vendita sono stati incassati 215 milioni di lire, pari a 186 milioni di sterline. «Le perdite riscontrate rispetto a quanto speso per l’acquisto dell’immobile sono state conferite alla riserva della Segreteria di Stato, senza che in nessun modo, in questa circostanza, sia toccato l’Obolo di San Pietro, e con esso le donazioni dei fedeli» ha spiegato in un comunicato l’Apsa, facendo capire che la raccolta mondiale delle elemosine che viene effettuata in tutte le diocesi del mondo il 29 giugno per la carità del Papa non verrà scalfita.
LA STORIA
I guai per il Vaticano sono iniziati nel 2015 quando fu deciso di investire una grande quantità di denaro 350 milioni di euro – per acquistare un ex magazzino Harrods, situato a Sloan Avenue. Il via liberà arrivò dalla Segreteria di Stato previo assenso del pontefice. Al primo socio del Vaticano, Raffaele Mincione si alternò, nel 2018, Gianluigi Torzi. In questo secondo passaggio, in particolare, si sta concentrando l’attenzione dei magistrati poiché fu stipulato un contratto capestro particolarmente svantaggioso per le finanze d’Oltretevere. Secondo i magistrati vaticani che hanno rinviato a giudizio dieci persone – oltre ai due finanzieri anche funzionari, sacerdoti, una sedicente analista dei servizi segreti e il cardinale Angelo Becciu – le perdite si aggirano attorno ai 200 milioni di euro ma la ricostruzione del pm è già stata smentita dal presidente dell’Apsa, monsignor Nunzio Galantino: «si aggirano da un minimo di 70 milioni a un massimo di 160 milioni di euro». Lo scandalo dello sfortunato palazzo ha causato anche un terremoto in curia ed è all’origine del Motu Proprio con il quale Francesco ha tolto alla Segreteria di Stato il suo storico portafoglio di fondi riservati. I 600 milioni di euro sono così passati all’Apsa, che ora li gestisce sotto lo sguardo vigile della Segreteria per l’Economia. In tribunale finora tutte le testimonianze hanno dimostrato che le decisioni di investimento facevano capo al responsabile dell’ufficio, monsignor Alberto Perlasca, grande accusatore di tutti i dieci imputati che devono rispondere a vario titolo di appropriazione indebita, peculato, abuso d’ufficio, auto-riciclaggio, estorsione.