Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  luglio 02 Sabato calendario

Ruja, regina della criptotruffa tra i 10 più ricercati Fbi

Ha due primati che le hanno permesso di affermarsi nella terra di mezzo della cyber criminalità. Maneggia le valute virtuali come pochi, tanto da essere soprannominata la “criptoregina”, ed è da poco diventata l’unica donna inclusa nella lista dei dieci criminali più ricercati dall’Fbi. Viene dalla Bulgaria, Ruja Ignatova, 42 anni e già titolare di una delle truffe più famose nel mondo compiute nel complesso e talvolta inesplorato macrocosmo delle criptovalute. In meno di un decennio avrebbe frodato investitori di tutto il mondo per miliardi di dollari e ora il Bureau offre una ricompensa di centomila dollari a chiunque possa portare al suo arresto.
Ignatova è considerata una sorta di primula nera del criptocrimine. È scomparsa in Grecia nell’ottobre 2017, quando le autorità statunitensi hanno firmato un mandato di arresto nei suoi confronti mentre alcuni dei suoi complici cadevano l’uno dopo l’altro nelle mani della giustizia.
Secondo i documenti depositati in tribunale, nel 2014 la donna ha lanciato OneCoin, una società per commercializzare una finta criptovaluta che era stata lanciata con l’ambiziosa etichetta diventare il sostituto del Bitcoin come principale moneta virtuale del mondo. Sfruttando una rete globale per commercializzare la moneta ad amici e familiari in cambio dei loro pagamenti, lei e suoi complici hanno raccolto dai 3,4 ai 4 miliardi di dollari. Il punto è che, come spiegano gli inquirenti, OneCoin non era supportata da alcuna tecnologia di tipo blockchain indipendente e sicura come le altre criptovalute, ma era un classico schema Ponzi, ovvero la piramide delle truffe, in cui i primi investitori sono incoraggiati a trovarne altri e vengono poi pagati dalle entrate degli investitori successivi. «OneCoin ha detto di avere una blockchain privata – ha spiegato l’agente speciale dell’Fbi Ronald Shimko in una nota -. Ciò è in contrasto con altre valute virtuali, che hanno una blockchain decentralizzata e pubblica. In questo caso, agli investitori è stato semplicemente chiesto di fidarsi di OneCoin». «Ha programmato perfettamente il suo piano, sfruttando la frenetica speculazione dei primi tempi della criptovaluta», ha sottolineato il principale procuratore federale di Manhattan, Damian Williams. Il Bureau ha spiegato che «gli investigatori ritengono che Ignatova potrebbe poter contare su una serie di informatori, gli stessi che le avrebbero detto di essere sotto inchiesta. Così ha viaggiato da Sofia, in Bulgaria, ad Atene, in Grecia, il 25 ottobre 2017, e da allora non è stata più vista».
Sono otto i capi di imputazione a suo carico, tra cui frode telematica e frode sui titoli. Tre dei suoi complici sono caduti già nelle maglie della giustizia. A partire da suo fratello, Konstantin Ignatov, arrestato all’aeroporto di Los Angeles nel marzo 2019.