ItaliaOggi, 2 luglio 2022
Manifesto contro il popolo del No
Nell’Italia delle mille contraddizioni è tornata a tuonare alta la voce del popolo del No. La scusa è quella della incombente crisi energetica che ha riproposto il dibattito sulle fonti alternative a gas e petrolio. Con il conseguente rigurgito di proposte vacue e soluzioni inapplicabili, accompagnate dal No a prescindere a quelle più logiche e razionali peraltro già proficuamente adottate nel resto del Mondo.
E così la Transizione Green torna di moda con le grandiose idee ecologiche per la mobilità, una su tutte quella di spostarsi in città con le bici a pedalata assistita. Senza chiedersi come viene prodotta l’energia elettrica necessaria per ricaricarle. Ma non solo. Ora vanno di moda i blocchi sulle arterie suburbane delle grandi città italiane. Orde di giovani senza arte nè parte che alle 8 del mattino si coricano sul Raccordo Anulare romano o sulla Tangenziale milanese per attirare l’attenzione sul clima, producendo come unico effetto di fare imbufalire chi si è alzato all’alba per andare a lavorare per poi restare bloccato all’improvviso. Se il motivo di queste azioni è quello di catturare il consenso dei cittadini, qualcuno dovrebbe dire a questi ecologisti de noantri che ottengono esattamente l’effetto contrario.
Perchè non c’è dubbio che il tema ecologico riguarda tutti. E non c’è altrettanto dubbio che è necessario adottare scelte sostenibili per agevolare soluzioni efficaci. Ma certo non è turbando la vita familiare e lavorativa del prossimo che si centrano questi obiettivi. Ma anche in questo caso manca la ricetta risolutiva da parte di chi dice sempre NO. Davanti alla costruzione di un termovalorizzatore, la risposta non può essere l’energia eolica che produce bazzecole rispetto al fabbisogno naturale (oltre che essere oltremodo invasiva per il turismo, comparto che produce oltre il 15% del Pil). E a dire il vero bisognerebbe indagare nella vita privata di questi professionisti del No. Perchè la curiosità di come vivano esiste, eccome.
Come gestiscono i consumi energetici? Quando fa caldo accendono l’aria condizionata, aumentando i consumi e quindi le necessità complessive oppure si fanno coerenti sudate? Fanno parte della generazione 23 gradi (quella sempre e ovunque climatizzata) ovvero sono dei laboriosi risparmiatori di energia? E con la spazzatura come si regolano? La smaltiscono come? Lo sanno che impedendo la realizzazione di termovalorizzatori costringono i nostri enti pubblici a pagare gli Stati esteri per smaltire loro la nostra spazzatura (peraltro ricavando energia che utilizzano loro)? Una soluzione ci sarebbe: gli ecologisti nostrani devono dare l’esempio e non produrre monnezza. Come possono riuscirci? Che si ingegnino qualcosa.