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 2022  luglio 02 Sabato calendario

Elio Vito si racconta

Lasciato al largo, stava per perire. L’acqua alla gola, la morte politica già dietro la curva.
Senza Twitter sarei stato silenziato, e mi sarei inabissato. Nessuno avrebbe avuto un ricordo di me, una testimonianza delle mie lotte, del mio impegno.
Nessuno avrebbe rievocato la figura di Elio Vito, ricordato dagli amici di Montecitorio come la “murena” di Berlusconi. La devozione che si fece corpo, la dedizione come sistema di vita.
Con me capogruppo FI teneva una media del 90% di presenze alla Camera. Organizzavo, sistemavo, controllavo.
Berlusconi la portava in tv perché aveva una capacità di afferrare per le caviglie gli avversari. Era un grandissimo guastatore, anche provocatore. Faceva venire il nervoso, tagliava il respiro.
Rompevo il ritmo a Francesco Rutelli, il competitore di Berlusconi per Palazzo Chigi. Accompagnavo nei duelli tv il leader di Forza Italia, nella qualità di portavoce.
La murena s’avvinghia e ti stringe e ti punge.
Madonna che bello! Non mi staccavo dall’avversario.
Attraversava però gelidamente il Transatlantico. Da ministro per i rapporti col Parlamento, non scambiava un sorriso, un saluto con nessuno dei suoi colleghi. Era un orso. Penso anche un carrierista.
Ero timido, anche scontroso, anche sospettoso. Infinitamente piegato verso i doveri del mio ufficio.
Era piuttosto selvatico.
Selvatico forse.
Era insopportabile, glielo dico ora che ne ho modo. Troppo berlusconiano. Superava persino Emilio Fede nella supplica.
Ho sempre detto quello che pensavo, anche con i distinguo se c’era motivo.
Macché, pensava sempre come il Cavaliere.
Qualche volta no e lo dicevo. Ho le prove.
Comunque con la pandemia Elio Vito cambia vita.
Esatto.
Quei tre mesi a casa a riflettere sulla vita. Una mezzoretta diceva Totò. A casa da solo?
Con mio figlio.
Sposato?
Ho avuto due mogli e due figli. Ora testardamente single.
Perché di lei si dice che è omosessuale?
La sua domanda (è una domanda?) deriva dalla convinzione che le mie battaglie a favore del mondo gay, molto esposte e convinte, siano il riconoscimento di una intima identità sessuale. Io invece sono ally, semplice alleato del movimento Lgbt, della moltitudine di persone che lotta per il riconoscimento dei propri diritti. È una vocazione politica, non una questione – degnissima, per carità – di identità personale.
Con la pandemia scopre Twitter.
E lì cambio vita.
Da timidone ad aggressivo e ironico.
Mi piace spiazzare, spazientire, contestare, anche un po’ trollare.
Rompere un po’ i coglioni, essere fuori linea.
A volte la sera a casa sul divano mi chiedo: adesso chi trollo? E rido!
Fa il bastian contrario di Forza Italia.
Partito anemico, chiuso, politicamente svuotato da ogni vitalità.
Su Twitter ha bloccato Tajani, il massimo dello scorno. Si bloccano gli anonimi ossessivi non il coordinatore del suo partito.
Ho bloccato anche Gasparri.
Ha parlato bene di Giuseppe Conte.
In verità ho parlato bene anche di Travaglio.
Pur di far parlare di sé.
Non nego, pur di far parlare di me. Adesso c’è curiosità per le cose che dico.
Prende in giro Renzi.
Non posso dimenticare che fuggì in Arabia pur di non votare la legge Zan.
Prende in giro Calenda.
E come fai a tenerti!
E il centrodestra.
E dai, destra retrograda. Io sono antifascista. Come Bossi.
A Verona i candidati sono invotabili, ha detto prima del primo turno.
Ricordo agli smemorati che Verona ospitò il congresso del partito della famiglia, quella reunion di ossessivi connettori delle teorie più oltranziste.
Lei da 30 anni è deputato.
Il 13 luglio si discutono le mie dimissioni. Non avendo più un fico secco da dividere con Forza Italia, ho scelto di dire bye bye.
Infatti è uno dei pochi che lascia la poltrona.
Mica mi chiamo Di Maio?
Twitter la fa divertire.
Mi disinibisce.
Però attento alla dipendenza. Sa che suoi colleghi non riescono più a venirne fuori?
Tanti suoi colleghi anche mi pare.
I più giovani, se leggeranno questa intervista, dovranno sapere che suo cugino, Alfredo Vito, detto la sogliola, era mister centomila preferenze? Il mangiavoti.
Sì, centomila.
Lei invece arrivò alla Camera con 576 voti. Come un grillino qualsiasi.
Con i radicali ci voleva poco.
Non so se fosse più berlusconiano lei o Emilio Fede.
Guardi che sbaglia. Non ero così ossessivo.
Più lei o la buonanima di Baget Bozzo.
Le dico che in qualche modo affrontavo la militanza come un sacro dovere etico.
Adesso è un’altra persona.
Forse sì.
La second life di Elio.
Mi dimetto. La discussione delle mie dimissioni è fissata per il 13 luglio.
Saluta e se ne va.
Esatto.
Comunque 30 anni se li è fatti.
Eh sì, penso con impegno.
Lascia con onore.
Sono libero di dire ciò che voglio e fare ciò che voglio.
Lo so. Anche di più.
A volte non bisogna farsi prendere dal gioco. Ma com’è bello trollare Renzi…