il Fatto Quotidiano, 2 luglio 2022
I segreti di Piero Ciampi raccontati da Lucia Rango
“Era il 26 gennaio 1967. Io e Piero guardavamo Sanremo”.
Poche ore dopo Tenco si sparava.
Ciampi inveiva contro la tv. Insultava Luigi: Ti avevo detto di non andare! Non c’entri niente lì!. Avevano litigato sere prima a cena e Tenco gli aveva risposto: Parli tu che non combini mai niente!’
Il mattino dopo, la notizia.
Piero mi telefonò chiedendomi i soldi per il treno. Voleva andare a Genova da Teresa, la mamma di Tenco. Restò lì per giorni. Teresa continuava a mettere in tavola un piatto per il figlio.
Negandone l’assenza.
Piero era certo che Luigi si fosse suicidato. Me lo confermò anche Lauzi, che avevo conosciuto a Torino dove faceva il militare. Cantavo con il mio complessino in una sala attigua alla caserma, Bruno mi passava la chitarra: Lucia, suonala tu.
Lucia Rango, il 1967 è anche l’anno del suo unico album da cantante.
Smisi senza rimpianti, aspettavo una bambina. Pare che Ravera avesse progetti per me. Quel disco, Lucia Rango Show, diventò di culto perché Piero mi aveva incoraggiato. Dentro c’erano canzoni sue, alcune scritte per me.
Ora quel reperto torna in circolazione con un duetto inedito tra lei e il cantautore livornese.
Avevo in casa il nastro, convinta fosse smagnetizzato. C’è voluta la tenacia di una giornalista, Lucilla Chiodi, per farmelo riascoltare. Si era conservato. Un’emozione travolgente.
Ciampi non cantava mai con nessuno.
Non chiedermi più nacque per gioco. Ci era rimasto del tempo in sala d’incisione, lui la buttò lì: facciamo una cosa insieme. Era un uomo dolcissimo, così diverso dallo sbandato violento che dipingono. Mentre registravo Qualcuno tornerà lo vedevo piangere dall’altra parte del vetro. A quelli che entravano in studio chiedeva: che te ne sembra? Era così felice.
Avevate una storia?
No, ero fidanzata con il mio futuro marito e suo amico Silvano Mancuso. Piero veniva ogni giorno a trovarci nella nostra casa romana al Fleming. Rispettoso, un galantuomo. Davanti a me era sereno, calmo, misurato. Solo una volta….
Cosa?
In un ristorante di Milano mi prese la mano: Lucia, io ti amo, ma cerca di capire cosa ti dico. Era un sentimento pulito.
In amore era infelice.
La prima moglie era di Belfast. Moira, da cui ebbe Steven. Il matrimonio naufragò presto, lei sparì con il bambino.
Gino Paoli strappò per Piero un anticipo milionario a Melis, patron della RCA. Ciampi mormorò: li abbiamo fregati. Spese quei soldi per cercare il figlio.
E Melis adorava Piero. Andò in Irlanda ma non riuscì mai più a capire dove fosse Stefano, che si trasferì in America con la madre. Diventò batterista. Una decina di anni fa si è tolto la vita in Scozia.
Anche Paolo, fratello di Piero, si era suicidato.
Piero cercava di proteggere l’altro fratello, Roberto. Ce l’aveva con il padre Umberto, che maltrattava la madre, Mira. Lei aveva problemi psichici e sarebbe scomparsa in giovane età.
Mira è pure il nome della figlia minore di Ciampi, avuta dalla compagna Gabriella. Un altro rapporto tormentoso.
Mira è molto riservata. In Piero lo strappo dai figli alimentò l’autodistruzione.
Quando lo vide per l’ultima volta?
Poco prima che se ne andasse, a 45 anni. C’era stato questo stupendo recital con Nada, incentrato sul suo repertorio. Andammo a cena. Piero era circondato da ragazze inquietanti: sembravano drogate perse. Mi guardò con infinita tristezza: Lucia, e basta!. Si vergognava. Forse era finito in un brutto giro. Fu il suo addio.
A Parigi bivaccava al bistrot con Céline.
Viveva da bohemien, era apprezzato da Aznavour. Quell’album, Piero Litaliano. Con l’accento, come lo conoscevano in Francia.
In Italia, invece.
Tanti colleghi storcevano la bocca. Un mio 45 giri fu proposto ad Arbore perché lo trasmettesse in Rai. Niente. Incontrai Renzo a una festa, si scusò per avermi ignorata ma commentò: che ci fai insieme a uno così? Quanto a Venditti, non l’ho più ascoltato dopo averlo sentito dire all’Argentina: gli amici di Ciampi erano quelli che gli offrivano le birre.
Indulgeva con il vino, però.
Sì, ma io non l’ho mai visto alterato, evidentemente lo provocavano. E qualcuno gli rubava le canzoni. Andai dal mio amico Oreste Lionello a teatro: lì Joe Sentieri mi fece ascoltare un pezzo che sosteneva fosse suo, 40 soldati 40 sorelle. Obiettai: ma non l’ha scritto Piero? Joe non mi parlò più.
Che le resta, del legame con Ciampi?
Un istinto materno. Aveva 12 anni più di me, ma reagiva come un bambino. E conservo la sua chitarra. Quando beveva rompeva le corde, ma gliene bastavano tre per inventare meraviglie.