Anteprima, 13 giugno 2022
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Biografia di Barry Sussman
Barry Sussman (1934-2022). Giornalista statunitense. Era il capo di Bob Woodward e Carl Bernstein al Washington Post quando esplose lo scandalo Watergate che poi portò alle dimissioni del presidente statunitense Richard Nixon. «Il “terzo uomo del Watergate” insieme con Woodward e Bernstein, è morto dimenticato dall’America e dal mondo qualche giorno fa, a 87 anni, nella sua casa a Rockville, Maryland, poco lontano dalla capitale: nel film Tutti gli uomini del presidente Sussman, che nella realtà ebbe un ruolo fondamentale, non c’è. Semplicemente, venne cancellato dallo sceneggiatore per motivi di scorrevolezza della trama: lui era il capocronista, certo, quello che assegnò la storia di quella effrazione negli uffici del Watergate a Woodward-Bernstein, il neoassunto stakanovista e l’anarchico bravissimo a far parlare le fonti, ma nella sceneggiatura troppo affollata c’erano già, durante le scene delle riunioni, oltre a Bradlee anche Howard Simons, il vicedirettore (interpretato da Martin Balsam, leggenda del teatro e straordinario caratterista per Hollywood) e Harry Rosenfeld, vicecapo della cronaca metropolitana (nel film è il burbero ma bonario Jack Warden). Così, per semplificare la vita agli spettatori che già dovevano seguire la trama d’un thriller nel quale non ci sono sparatorie o inseguimenti ma lunghissime telefonate, Sussman fu eliminato. Era il suo destino: in origine, il libro Tutti gli uomini del presidente doveva essere firmato anche da lui, finché i suoi due reporter decisero che non gli serviva più un editor, e tagliarono Sussman fuori dal contratto (Sussman scrisse un libro tutto suo, che uscì qualche mese dopo quello dei colleghi, ebbe ottime recensioni e finì rapidamente fuori stampa, dove rimane tuttora). Disse Woodward – meglio tardi che mai – 32 anni dopo: “Il film è un racconto incredibilmente accurato di quello che è successo. Per limitare il numero di personaggi il ruolo di Barry Sussman è stato fuso con quello di un altro personaggio. È una cosa deplorevole: Carl Bernstein e io avremmo dovuto batterci per Sussman, che ebbe un ruolo fondamentale nel guidare e dirigere il nostro lavoro”. L’ammissione comunque non emozionò più di tanto Sussman, che aveva da allora tolto loro il saluto. A Alicia Shepard, autrice dell’ottimo libro Woodward And Bernstein: Life in the Shadow of Watergate del 2006, dichiarò laconico: “Non ho niente di buono da dire. Su nessuno dei due”. Nel 1987 lasciò il giornale che con lui era stato così poco generoso. Il passo d’addio, dal 2003 al 2012: una cattedra a Harvard. Piccolo prestigioso risarcimento per una carriera tanto straordinaria quanto avara di gloria» [Persivale, CdS].