la Repubblica, 1 luglio 2022
La verosomiglianza di Ellroy
I miei libri nascono dai libri degli altri e dalla storia. In questo caso, “i libri degli altri” occupano il posto d’onore. I miei romanzi riscrivono la storia all’interno di contesti criminali e romantici. Dipingo la nostra storia politica come una vicenda di alta criminalità seguita da poliziotti violenti dai turbolenti legami amorosi con donne forti. Al centro di American Tabloid ci sono tre sbirri di questa fatta. Sono loro a facilitare l’ascesa al potere di John F. Kennedy e a complottare per assassinarlo.
Dal punto di vista della verità dei fatti, il libro è risibile. L’accuratezza non mi interessa un fico secco. Il mio métier è l’audace verosimiglianza. American Tabloid spinge a tifare per i lestofanti che fecero fuori Jack Materasso e a condividerne i moventi personali. American Tabloid è ispirato al grande romanzo di Don De Lillo, Libra, la lettura più eccitante della mia vita. De Lillo dipinge Lee Harvey Oswald come il più grande idiota psicopatico del secolo scorso, accostando la sua vicenda biografica a una congiura della Cia, della mafia e degli esuli cubani per eliminare il Presidente. Ai tempi, quella particolare teoria del complotto era già roba vecchia. E allora? Il romanzo mi sbalordì al di là di ogni comprensione. La mia reazione immediata fu: «Cazzo, ci è arrivato prima lui».
Ma poi capii questo: avrei potuto scrivere un libro che eliminasse Oswald dallo scenario del complotto contro JFK. Avrei potuto ambientarlo tra il 1958 e il 1963 e puntare i riflettori su Jack e sui miei tre sbirri sporchi in situazioni completamente inventate. Avrei potuto dargli la forma di un grandioso poliziesco, con l’epilogo di Dallas in ellissi. E così: American Tabloid.
Libra è molto accurato a livello di finzione. American Tabloid non lo è. Non ha importanza. Non so chi abbia fatto fuori Jack, e non mi interessa. Agli inizi ero un fautore della teoria Cia/mafia/esuli cubani, che usai in una serie di tournée promozionali per il libro. Era conveniente e faceva vendere. Da allora mi sono convertito alla teoria del tiratore solitario. Ad alimentare la mia conversione sono stati due libri. Mrs. Paine’s Garage, del mio amico Thomas Mallon. Marina and Lee, della defunta amica di Tom Priscilla Johnson McMillan. Sono due saggi profondamente elegiaci che fanno riflettere. Sono impeccabili dal punto di vista fattuale e da quello teoretico, e sono il contrario di American Tabloid sotto tutti i punti di vista eccetto quello di un rigoroso mestiere.
American Tabloid è un’avventura elettrizzante e survoltata. I suoi antecedenti pompati ad arte sono i polizieschi tascabili e il cinema noir. Mrs. Paine’s Garage e Marina and Lee sono drammi domestici messi in scena per far luce su un breve, confuso periodo storico. Condividono una tormentosa solitudine pari a nessun saggio che abbia mai letto. Due coppie sposate, violenze e civilizzati contrasti domestici, il Grand’Uomo di passaggio in città e un coglione con un fucile e qualche spicciolo in tasca nel suo nascondiglio. E una combinazione sfrenata e sfrenatamente americana di pietà e considerazione per ogni singolo, tenero, arrabbiato perdente che abbia mai calcato queste pianure. Alla fine tutto si ricollega ai libri. La storia procede per aggregazioni e mutazioni, e io scrivo questa breve introduzione. I libri che ho citato testimoniano della forza di verità dell’immaginazione differenziata e individualizzata.