ItaliaOggi, 1 luglio 2022
Fra tre mesi abortire in Israele sarà più facile
Per il governo israeliano è «una risposta alla triste sentenza Roe v. Wade». A pochi giorni dall’annullamento, da parte della Corte suprema degli Stati Uniti, della storica sentenza che nel 1973 aveva riconosciuto il diritto delle donne americane di poter abortire liberamente, Tel Aviv ha allentato le norme sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Le nuove regole, approvate da una commissione della Knesset, il parlamento israeliano, garantiscono alle donne l’accesso alla pillola abortiva attraverso il sistema sanitario universale del Paese. Ed eliminano l’obbligo di presentarsi fisicamente davanti a una commissione speciale prima che alle donne sia permesso di abortire.
Il ministro della salute israeliano, Nitzan Horowitz, che guida il piccolo partito di sinistra, Meretz, ha sottolineato che la decisione degli Stati Uniti ha riportato indietro le lancette del tempo per i diritti delle donne.
«Una donna ha un diritto completo sul proprio corpo», ha spiegato, «La decisione di negare il diritto di una donna di fare una scelta sul proprio corpo è un triste processo di repressione delle donne, che riporta lo Stato leader del mondo libero e liberale indietro di un secolo».
Con le nuove regole, che entreranno in vigore fra tre mesi, le donne israeliane avranno accesso alla pillola abortiva nelle cliniche sanitarie locali, non avranno più bisogno di presentarsi davanti a un comitato di approvazione dell’aborto e il modulo per la domanda risulterà abbreviato e semplificato.
Nel corso degli anni, come ha riportato il quotidiano britannico, The Guardian, i comitati di approvazione dell’aborto di Israele sono stati pesantemente criticati. Sebbene la maggior parte delle richieste sia stata approvata, le donne si sono opposte all’essere soggette alla burocrazia e a un processo definito umiliante e invadente.
A Tel Aviv le commissioni per l’autorizzazione delle interruzioni volontarie di gravidanza erano state istituite nel 1988 con l’obiettivo di impedire gli aborti giudicati non necessari.
Una direttiva di allora, che adesso verrà abolita, si riferiva esplicitamente alla necessità di incoraggiare le nascite. Attualmente ci sono solo 38 commissioni nel Paese, il che comporta tempi lunghi e spostamenti per chi vuole abortire.
Ora, invece, il processo sarà digitalizzato. E l’obbligo di incontrare un assistente sociale diventerà facoltativo. «La riforma che abbiamo approvato creerà un processo più semplice, più rispettoso e avanzato, e manterrà il diritto delle donne a prendere decisioni sul proprio corpo, un diritto umano fondamentale», ha dichiarato Horowitz.
In Israele, nel 2020, gli aborti sono stati 6.734. Di questi, il 55% sotto le 9 settimane di gravidanza. «Quando ho visto le procedure richieste dal comitato sembrava un qualcosa d’altri tempi», ha aggiunto il ministro della salute. «Queste regole datate sono state scritte sotto una visione sciovinista secondo cui l’opinione della donna non è valida. Le donne sono le sole a dover decidere se terminare o meno una gravidanza. È tempo di entrare nel 21° secolo». Sì, quella del governo israeliano è una risposta agli Usa.