il Fatto Quotidiano, 30 giugno 2022
Carla Signoris si racconta
“Sarà durato trenta secondi, a me parve un’eternità”.
Cosa, Carla Signoris?
Il black-out. Ero con i Broncoviz, Il bar sotto il mare di Benni. Il mio monologo. Fari su di me seduta, con due foglietti in mano.
Vuoto di memoria.
Peggio. Non sapevo perché fossi su quel palco. Dimenticai tutto, perfino me stessa.
Il pubblico se ne accorse?
Non credo. I miei compagni mi guardavano inquieti. Passò, come un’onda. Ma a lungo sognai quella circostanza.
L’incubo dell’attore.
Da tanto non faccio teatro. Con il cinema si dorme meglio. Finisci di girare e amen. Con certe caramelline mi godo le ninne.
A suo marito capitò una situazione ancor più critica, se possibile. Sanremo 2013.
Ero a Genova davanti alla tv, con i nostri figli. Mi spaventai a morte. Corsi al bagno a vomitare.
Crozza mascherato da Berlusconi che lancia soldi all’orchestra e in platea.
Dicendo: non sono miei, ma vostri! La contestazione era stata annunciata, non ci avevamo creduto. Invece il potere agì. Nel regno di Scajola. Quattro gatti mobilitati, 18 milioni di telespettatori.
Alle prime urla Maurizio si bloccò.
Ero sotto choc io, figuriamoci lui. Ma disse quella frase: Io vi odio, il contrario dell’Io vi amo che fino a quel punto aveva fatto ripetere al personaggio. E fu cortocircuito tra recitazione e verità. Mau mostrò una formidabile forza d’animo. Riuscì ad andare avanti per mezz’ora, alla faccia di chi dice che lui non sappia improvvisare. Dopo, Berlusconi aprì un Consiglio dei ministri imitando Crozza.
Sposati da una vita. Come ci provò con lei? Ultima fila al cinema?
Ma no. Ci conosciamo sin da ragazzini, eravamo amici. Il nostro primo bacio fu un trauma reciproco. E prima di diventare genitori, andavamo due volte al giorno al cinema.
Ora invece?
Ora rompe le balle in continuazione. Dice che non so cucinare, così provvede lui, a me dopo tocca far la Rapida. Ho scritto dei libri, Ho sposato un deficiente, Meglio vedove che male accompagnate, E Penelope si arrabbiò. Mau vuole le royalties.
Al cinema va da sola?
L’ultima volta con mio figlio. Noi due e la sala vuota. Eppure era un capolavoro, Esterno Notte di Bellocchio, la storia d’Italia!.
L’industria cinematografica si salverà?
Spero di sì. Se il rito della sala non sopravvivrà, abbiamo le serie. Coppola, a Taormina, ha detto di detestarle. Ma ci sono grandi attori ovunque ad interpretarle. Con la stessa concentrazione che occorre in un film. Io sono nella serie Le Fate Ignoranti di Ozpetek, e ho dato tutta me stessa. Magari si va più veloci nelle riprese, ma quale regista può permettersi il lusso di ripetere una scena 25 volte? In Italia lo fa solo Moretti.
A proposito di Taormina, domani al Film Fest le verrà assegnato il Premio Manfredi.
Dire che ne sono felice è poco. E poi è un omaggio alla moglie di Nino, Erminia, che era nata lì. Manfredi, Sordi, Tognazzi, Gassman. Fabrizi, Monica Vitti. Una generazione di assi che ci ha insegnato come affrontare con la stessa disinvoltura ruoli drammatici e brillanti. Quelli di adesso hanno resistito a lungo prima di accettare che la versatilità paghi.
I mostri sacri nati cent’anni fa hanno spesso concluso le loro esistenze nel buio della depressione.
Questione di chimica. Quando l’attore è chiamato ad esprimere leggerezza, a volte compie uno sforzo sovrumano sulla propria psiche, che lo spingerebbe alla malinconia. E l’adrenalina che irrora la commedia diventa dopamina, dà dipendenza. Come un acido.
Lei aveva avvertito la vocazione?
Macché. Seguivo il corso di scenografia allo Stabile di Genova. Accompagnai un’amica ai provini, e quasi inconsciamente alzai la mano. Ero l’ultima. Pensai: figurati se mi prendono.
La presero.
Ero timida, ai miei non dissi nulla fino a dopo il verdetto. Mio padre sbuffò: Dio santo, la polvere del palcoscenico in casa nostra. Se parliamo della recitazione che ti cura, ero in teatro il giorno dopo la morte di papà. Mi aiutò a sopportare il dolore.
Perché in tv non si fanno più programmi di satira e comici tutti al femminile?
Oddio, le quote rosa pure in televisione no! Comunque duole constatare che la donna che fa ridere sia ancora percepita come pericolosa.
Noi maschi siamo on-off.
Non demonizziamo la stupidità degli uomini. Ma siamo sempre noi a dire che il re è nudo.
Che tristezza la sentenza della Corte Suprema Usa sull’aborto.
Mi fa orrore, e siamo solo all’inizio. Tre giudici nominati da Trump che ribaltano cinquant’anni di conquiste. L’aborto non è un anticoncezionale, ma una tragedia sulla pelle delle donne. Solo noi possiamo deciderne, non la risolvi in politica.
Che progetti?
Uscirà un piccolo film diretto da Emilia Mazzacurati, figlia di Carlo. Si intitola Billy, sarà una sorpresa.
Altri video dopo quelli di Noemi e Giua?
Se rinasco voglio fare la cantante. Diventare Whitney Houston.
Non era simpaticissima.
Allora la Callas.