La Stampa, 30 giugno 2022
Grillo rischia la rottura
Vatti a fidare di Grillo. Chissà quante volte l’avrà pensato Draghi ieri dopo che il Fondatore del Movimento 5 stelle è andato a raccontare in giro le confidenze ricevute dal premier. Che i rapporti tra Draghi e il suo predecessore non fossero buoni, s’era capito subito, un anno e mezzo fa, già durante le consultazioni che il presidente del consiglio incaricato aveva svolto prima di sciogliere la riserva. Conte aveva rifiutato di entrare al governo come ministro degli Esteri e non aveva fatto mistero di essere rimasto ferito dal modo in cui era stato rimosso da Palazzo Chigi (il cosiddetto “Conticidio").
Draghi non avrebbe mai pensato che questo potesse ripercuotersi sui rapporti con i pentastellati, allora primo partito della coalizione. E dal momento che Conte non era ancora diventato leader del Movimento, aveva condotto la trattativa con Grillo, trovando subito dopo con Di Maio una perfetta intesa nel lavoro quotidiano. Di qui ad aggirare la difficoltà – che è rimasta – del rapporto con Conte, il passo è stato breve e in un certo senso obbligato. Il passo falso è stato lasciarsi scappare con il Fondatore che avrebbe volentieri fatto a meno di un interlocutore con cui era impossibile capirsi.
Conte, a differenza dell’ala più radicale dei suoi parlamentari, non ha intenzione di aprire una crisi. Ma ha bisogno di visibilità e di poter dire che ha convinto/costretto Draghi ad accontentarlo. La trattativa, annunciata dal premier, che oggi riparte tra i due, vede il leader dei 5 stelle in vantaggio. Se Draghi non gli verrà incontro sulle armi all’Ucraina e sul termovalorizzatore di Roma, argomenti su cui i gruppi parlamentari pentastellati sono ancora in ebollizione, Conte avrà tutto il diritto di uscire dal governo, magari restando nella maggioranza, accusando il premier di non tener conto delle esigenze del suo partito, e sotto sotto di aver brigato sottobanco per spingere Di Maio alla scissione. Quando parla di “ingerenza” del “premier tecnico”, Conte intende dire esattamente questo. Soprattutto, per Draghi, il tempo in cui poteva bypassare l’ “avvocato” del popolo”, dopo le rivelazioni di Grillo, sono finiti: adesso, o riesce a trovare un compromesso con Conte, o rischia la rottura con quel che resta del Movimento 5 stelle. —