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 2022  giugno 30 Giovedì calendario

Una Casa di Carta che riunifica la Corea

Già vista, ma nuova di Zecca. La Zecca, peraltro, è la parte più interessante della serie. Siamo al confine tra le due Coree ed è un futuro imminente – tipo il 2025. Le due Coree si sono appena riunificate (e quindi speriamo bene su quale delle due abbia deciso).
Primo passo, creare una moneta unica. Secondo, installare, proprio al confine, il luogo dove verrà stampata moneta. E un attimo dopo arriva una banda di rapinatori decisi a tutto: hanno tute rosse e indossano all’occorrenza una strana maschera, che non è quella di Dalì ma le somiglia parecchio – ed è di tradizione coreana. Il gruppo prende tutti in ostaggio, eccetera.
Da pochi giorni su Netflix è sbarcata quindi La Casa di Carta, Korea edition. Un remake in piena regola, che riprende l’impianto della fortunata serie spagnola (cinque stagioni) e ne offre una versione in salsa coreana, vagamente piccante (il Professore, capo di tutto, frequenta direttamente la poliziotta numero uno: siccome non è del tutto sicuro di se stesso, quando dialoga con lei da Professore, distorcendo la voce, le chiede se il suo fidanzato è bravo a letto). Tutti hanno gli stessi nomi di città della serie spagnola, le vicende e i colpi di scena ricalcano l’originale: ma c’è appunto la questione coreana. Per dire, sia irapinatori, sia gli ostaggi, sono un primo test di riunificazione: e non è facile. Anche perché il Professore è ispirato direttamente dal maligno e i suoi ordinano ai prigionieri: a sinistra quelli del Nord, a destra quelli del Sud. Se uno del Nordsgarra, vengono puniti tutti quelli del Sud, e viceversa. A quel punto tutti controllano gli altri e fanno la spia, nel caso. Diabolico, mentre i flashback sulle vite passate dei rapinatori affondano ancora più nel tema: il terribile Berlino è del Nord,si è fatto vent’anni di gulag fin da ragazzino ed è un demonio da tenere a bada.
E così via, in un contesto che chissà: in teoria i coreani con il loro Squid Game (l’attore protagonista là è anche protagonista qua) hannosurclassato qualunque altra serie precedente: ma c’è caso che, di fronte al successo planetario dellaCasa de Papel abbiano comunque continuato a chiedersi come mai non fosse venuto in mente prima a loro.
Siccome ormai gli schemi in fatto di tipologia omogenea del pubblico sono del tutto saltati, difficile prevedere cosa accadrà: ci sarà pure qualcuno che non ha visto la serie spagnola e partirà direttamente da quella coreana. Ci saranno quelli che non ne vorranno sapere. E ci saranno quelli innamorati pazzi di Tokyo, Nairobi, Denver in originale e che seguiranno la novità per sincerarsi che non abbiano fatto troppi danni.
Ma i coreani ci si sono messi di gran impegno: i meglio attori di casa loro (la poliziotta, ovvero la Raquel coreana, è Kim Yun-jjn, ovvero la Sun di Lost – come passa il tempo) e tramagli insistiti tra ex comunisti dal Nord e capitalisti disorientati del Sud. Gli spagnoli erano stati assai più romantici nella lotta simbolica dei banditi contro i poteri forti globali (con molte suggestioni invecchiate male, del tipo: uno vale uno). E ilBella Ciao rilanciato in tutto il mondo dalla Casa de Papel?
Quelli di Seul hanno deciso che va bene tutto, ma c’è un limite. E però il bar dove si nasconde il Professore si chiama, ebbene sì, “Bella Ciao”.