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 2022  giugno 30 Giovedì calendario

Intervista a Emilio Isgrò

Maestro Isgrò, lei siciliano, a Brescia, Brixia: a cosa s’é ispirato?
«Ai sogni che facevo da ragazzo. Sono nato davanti alle Eolie. Il mito di Ulisse è in me. Pensiamo che l’Italia mediterranea finisca dove inizia la civiltà etrusca e invece la ritrovi anche al nord, patria dei grandi poeti latini, Catullo e Virgilio».
«Brixia come Atene» per citare il titolo di una serie di sue tele esposte nel Museo di Santa Giulia?
«Nel mio lavoro c’è sempre ironia. Certo m’ha stupito trovare traccia del mondo antico in Gallia…»
Sta dicendo che la grande letteratura latina nasce anche qui?
«Dico che l’arte e la cultura travalicano i confini. Ritrovare l’antichità latina a Brescia mi fa anche sperare che il nord possa dare energia al sud per affrontare le sfide europee, per navigare nel mare dei monoteismi: il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Islam».
Per questo ha creato una specie di Ziggurat con tastiere di pianoforte nel centro del chiostro del museo?
«Quello è L’armonium delle allodole impazzite, in omaggio a Arturo Benedetti Michelangeli. Ho coinvolto Loris Dal Maistro, imitatore dei suoni degli uccelli: nemmeno le allodole sono tanto brave negli acuti della Casta Diva di Bellini, siciliano che ambientò La Norma in Gallia. La versione è però quella per pianoforte di Chopin. La musica non ha barriere».
Cosa può o deve fare un artista?
«Ha il dovere di osservare e offrire uno sguardo diverso sul proprio tempo».
Cioè?
«A Brescia ho scoperto il Capitolium, una miniera di epigrafi latine. Le mie cancellazioni non sono censure, al contrario vogliono dare rilievo. Cancellare Brixia come cita il titolo di questo grande progetto (che coinvolge anche il chiostro rinascimentale del Museo, il Parco archeologico e il Teatro Romano ndr) ambisce a rilanciare il passato nel futuro. Il cambiamento arriva quando devi trovare una soluzione. Per raccontare la storia delle Api di Virgilio ho usato la tecnologia, un’installazione video in cui le api interagiscono con le parole antiche e le nostre, si muovono, sciamano con un ronzio sempre più alto e lo spettatore resta stupefatto, proprio come Enea nel suo viaggio».
Cancellare senza demolire: che cosa pensa della cancel culture?
«Per me cancellare è salvare. Distruggere i monumenti è pericoloso. La storia va letta nel contesto delle contraddizioni o si rischia di non comprendere cos’è accaduto».
Chi è stato il suo maestro?
«Pirandello. Sono cresciuto a casa di Mimma e Rosanna Pirandello e quel nome mi ronzava nella testa con quello del filosofo Gorgia da Lentini».
E gli artisti che stima oggi?
«Pistoletto e Cattelan: non è solo glamour, è in continua evoluzione».
Tornando a Brescia: c’è una pièce teatrale in cui lei ha unito la sua creatività a quella dei giovani. Ne è nato lo spettacolo «Didone Adonàis Dòmine»
«Posso dire che è stato un dono della vita e della capacità di creare insieme? Sandra Toffolatti e Giorgio Sangati hanno talento ed entusiasmo. L’arte oggi non può fare a meno della teatralizzazione. Lavorare per il teatro mi ha insegnato proprio questo».
Al teatro romano c’è la frase «Ho paura di vivere senza amore». Da artista teme di vivere senza amore?
«No. Anche se oggi gli artisti sono costretti a vivere senza l’attenzione e la sensibilità degli altri. E invece pittori e scultori cercano il pubblico. Senza sono infelici. Se gli artisti sono tristi come può essere felice il mondo?».
A Brescia si è sentito accolto?
«È accaduto di più: s’è attivato in questi anni un dialogo e ho ricevuto la fiducia e la legittimazione della comunità e delle istituzioni».
Un’ultima domanda: ha paura dell’Aldilà?
«No. Per me conta la vita. Credo in Dio, ma è solo per buonsenso. Ho anche la fortuna di avere amici preti che non me lo chiedono mai».