La Stampa, 29 giugno 2022
Berrettini ha il Covid e dice addio a Wimbledon
Matteo Berrettini è fuori da Wimbledon senza neppure essere sceso in campo: lo ha battuto il covid. Da un paio di giorni si era autoisolato. Febbre, qualche altro sintomo. Ieri il tampone – volontario, visto che il torneo non lo impone – con il maledetto verdetto. Positivo. Come Marin Cilic il giorno prima, e probabilmente come altri, qui a Wimbledon, che neppure lo sospettano. O che magari lo sanno e tacciono, come è avvenuto al Roland Garros: «A Parigi c’è stata una epidemia fra i giocatori – ha rivelato Alize Cornet – ma non lo abbiamo detto». Solo ieri oltre a quello di Matteo sono fioccati altri quattro ritiri. Tutti motivati da infortuni, ma è difficile scacciare un sospetto sgradevole. Del resto in Gran Bretagna il contagio è trattato ormai come una qualsiasi influenza, nessuna precauzione e blande raccomandazioni. Anche chi è positivo viene semplicemente invitato, se può, a restare a casa. Matteo, finalista l’anno scorso, progettava di fare meglio. Un sogno sostenuto da ottime ragioni: i due tornei appena vinti sull’erba, una concorrenza un po’ affannata, l’assenza del n. 1 del mondo Medvedev escluso per decreto in quanto russo, e di 5 fra i primi 20. «Ho il cuore spezzato nell’annunciare che devo ritirarmi a causa di un risultato positivo al test COVID-19 – ha scritto Berrettini sui social –. Nonostante i sintomi non fossero gravi, ho deciso che era importante fare un altro test per proteggere la salute e la sicurezza dei miei compagni di gara e di tutti gli altri partecipanti al torneo. Non ho parole per descrivere l’estrema delusione che provo. Il sogno è finito per quest’anno, ma tornerò più forte». Una decisione responsabile. E una iella che non lo abbandona. Quest’anno Matteo è stato fermo 84 giorni per l’operazione alla mano, l’anno scorso aveva dovuto rinunciare agli Australian Open per un guaio agli addominali, alle Olimpiadi per un infortunio alla gamba destra ed era stato costretto al ritiro alle Atp Finals di Torino per una altro problema agli addominali. La positività di ieri è un dramma personale che ora rischia di trasformarsi in una questione di salute pubblica. La preoccupazione è che l’All England Club possa trasformarsi in un focolaio di Omicron 5. Baci, abbracci, in gara e in allenamento, la vicinanza negli spogliatoi, la contiguità con amici, parenti e manager nelle aree comuni: le occasioni sono mille. Le mascherine, pochissime. Matteo alla vigilia si era allenato (e «selfato») sul Centre Court con Nadal, che ieri è sceso in campo. Djokovic – notoriamente non vaccinato – aveva palleggiato con Cilic. «Continuiamo a lavorare in collaborazione con l’Agenzia per la sicurezza della salute pubblica del Regno Unito», ha spiegato il Club, ammettendo però che «una revisione del protocollo è in corso». Dopo il bando a russi e bielorussi e la cancellazione dei punti, gli infortuni, le polemiche, il ritiro di due protagonisti annunciati, per una edizione di Wimbledon che lunedì ha fatto segnare la peggiore affluenza di pubblico dal 2007 potrebbe anche non essere finita qui.