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 2022  giugno 28 Martedì calendario

Ritratto di Damiano Tommasi

Una vita da mediano ti può portare a diventare sindaco. Una vita di lotta sul campo e ora di governo nella politica, dopo aver trascinato il centrosinistra a uno storico successo a Verona. Damiano Tommasi, dieci stagioni con la maglia della Roma dal 1996 al 2006, anima candida del terzo scudetto giallorosso, è riuscito nella doppia impresa di superare da assoluto outsider una squadra avversaria dove le turbolenze dello spogliatoio hanno portato al disastro e di neutralizzare l’intervento a gamba tesa del vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, che aveva invitato a votare chi sostiene la famiglia tradizionale, non corrotta dalla ideologia del gender. Damiano Tommasi, che proviene dalla sinistra cattolica, anche se ha sempre rifiutato categorie e apparentamenti, ha sopportato in carriera interventi ben più pesanti. Lo scontro di gioco nell’estate 2004 con il nordirlandese Gerry Taggart, in un’amichevole di preparazione estiva contro lo Stoke City, fece saltare crociato anteriore, crociato posteriore, collaterale mediale esterno e interno, due menischi e piatto tibiale. Una gamba distrutta, ma dopo un anno di cure, Tommasi tornò a giocare. La Roma, che non credeva nel suo recupero, lo mise alla porta. Lui, per sfida, firmò un contratto al minimo sindacale: 1.500 euro netti al mese.
LE RIPARTENZE
Solo un uomo con la sua forza e con il suo ottimismo poteva ricominciare a giocare: si concesse altre tre stagioni a alto livello, prima di riabbracciare la causa del Sant’Anna d’Alfaedo, la squadra del suo paese e dei suoi fratelli. Solo un personaggio con la sua visione poteva riportare il centrosinistra al governo, dopo quindici anni di dominio del centrodestra in una città complessa come Verona. Una partita in apparenza impossibile, ma Damiano l’ha affrontata con lo spirito dell’Italia campione del mondo nel 1982: per il centrodestra è stata una Corea. Tommasi ha esportato nella politica i suoi comportamenti da giocatore: il rispetto dei rivali, la buona educazione, il senso innato del fair play. Quando dice «siamo riusciti a vincere senza insultare l’avversario» afferma quella che dovrebbe essere un’ovvietà, ma che nel panorama avvelenato della nostra politica, appare un miraggio: confrontarsi in modo civile e imporsi grazie ai programmi.
Tommasi non ha speculato sul suo passato per conquistare i consensi. Molti sportivi del passato hanno commesso l’errore di puntare solo sul proprio nome: Damiano si è invece incamminato sul sentiero della buona politica, consumando le scarpe nei quartieri della città una passeggiata di salute per un mediano come lui che ora si prepara alla biciclettata sullo Stelvio: «La bici c’è, ora prepareremo anche le gambe» e parlando con tutti, anche con gli avversari. Si è rivolto all’elettorato giovanile, con il quale ha da sempre un dialogo aperto per il suo impegno decennale nel mondo della scuola, forgiato dal confronto in famiglia con i sei figli: Beatrice, Camilla, Susanna, Samuele, Emanuele e Aurora. Ha cercato di recuperare l’anima dimenticata e nascosta di Verona, come ci raccontò in una cena di febbraio, quando la corsa era appena cominciata. Ha dato una scossa a quartieri popolari come Borgo Roma, dove la sinistra, come spesso è accaduto anche in altre realtà, era totalmente assente.
GUARDARE LONTANO
Damiano ha la capacità di guardare lontano, oltre i normali orizzonti. Da calciatore fu il primo italiano a giocare nella Champions League asiatica, con la maglia del Tianjin. L’avventura in Cina fu raccontata in una rubrica sulla Gazzetta dello Sport nella rubrica Pagine Gialle: fu lui a scegliere il titolo. Ha calcato i campi di Inghilterra e Spagna. La sua visione complessiva nasce da qui, da un mix di globalismo e localismo, in cui si guarda lontano, ma non si dimenticano le origini. La lunga esperienza da presidente dell’associazione italiana calciatori è stata una buona palestra sul fronte politico. Il confronto con il sistema del pallone italico è servito per maturare esperienza con le problematiche di un’industria complessa e in crisi da decenni. Guidare Verona, undicesima città del paese per numero di abitanti e ottava per qualità della vita nel 2021, significa occuparsi non solo di economia e servizi, ma anche di disagio sociale e di integrazione. Verona non gode di buona fama ed è su questo elemento che Tommasi ha puntato la sua attenzione. Vuole recuperare dopo la nottata di festeggiamenti, selfie, brindisi a prosecco l’anima buona della sua città. Una partita non impossibile per l’anima candida della nostra storia.