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 2022  giugno 28 Martedì calendario

I politici tedeschi, dilettanti allo sbaraglio

Frau Merkel era chiamata die Mutti, la mammina, e come vuole il luogo comune che pretende di risalire al professor Freud, la colpa è sempre della mamma. I politici dell’ultima generazione in Germania, a qualunque partito appartengano, si dimostrano incompetenti, compiono errori madornali, si fanno sorprendere da problemi che erano facilmente prevedibili.
La colpa è della signora Angela perché era troppo brava, e per sedici anni ha dominato la sua Cdu/Csu, impedendo il ricambio. E ha contagiato l’Spd, il partito socialdemocratico, per molti anni alleato nella Große Koalition. I partiti all’opposizione non hanno attirato nuove leve di giovani politici. Perché perdere tempo se non c’era che una remota speranza di giungere al governo?
La Germania è uno Stato federale, in passato si faceva carriera grazie all’esperienza nei governi locali. Helmut Schmidt era un giovane senatore agli interni socialdemocratico ad Amburgo, quando l’Elba straripò nel febbraio ’62, provocando 315 morti. Si dimostrò efficiente nell’intervenire, divenne ministro federale nel ’69, e Cancelliere nel ’74.
Willy Brandt aveva conquistato una fama internazionale come sindaco di Berlino al tempo del Muro. Nelle foto appare a fianco di John Kennedy, quando il presidente Usa pronunciò la storica frase «Ich bin ein Berliner», anch’io sono un berlinese.
Helmut Kohl, il cancelliere della riunificazione, mosse i primi passi nella sua natia Renania. Palatinato. Nel ’59 fu il più giovane deputato regionale, a 29 anni, nel ’66 era primo ministro del Land, dove operò in modo eccellente. Nel 1982 divenne Cancelliere, anche i compagni di partito ritennero che non sarebbe durato a lungo, ma resistette per 16 anni.
Gerhard Schröder, che lo battè ne 1998, era stato primo ministro della Bassa Sassonia, e grazie a questa esperienza locale (nel Land si trova la VW, l’unica grande azienda a partecipazione pubblica) varò il programma di riforme che avviò la ripresa economica.
Angela Merkel, che lo sconfisse nel 2005, fa eccezione. Proveniva dalla Germania Est, se avesse svolto politica attiva prima della caduta del Muro (9 novembre 1989, ndr), sarebbe stata inevitabilmente coinvolta con il regime comunista. Aveva, tuttavia, una solida preparazione scientifica, grazie alla sua laurea in fisica.
Per i politici dovrebbe valere l’esempio degli allenatori di calcio, prima si fa esperienza in serie C e B, poi si arriva in serie A e alla nazionale. Ora avviene il contrario. La socialdemocratica Franziska Giffey, era ministra federale alla famiglia, si dimise perché si scoprì che aveva copiato il suo ultimo libro. E fu premiata come candidata a sindaca di Berlino, dove in pochi mesi si è dimostrata velleitaria e inefficiente.
La verde Annalena Baerbock è ministro degli esteri, e se non avesse compiuto errori madornali, sarebbe potuta diventare Cancelliera. La sua unica esperienza è un breve soggiorno negli Stati Uniti, ma non vi ha seguito alcun corso universitario, come si vantava nel suo curriculum.
La verde Claudia Roth è diventata ministro alla cultura, senza alcun merito, solo perché il dicastero toccava al suo partito, ed ora è alle prese con lo scandalo di Documenta, la rassegna d’arte internazionale di Kassel, affidata a un gruppo di bengalesi che ha esposto opere antisemite. È intervenuta dopo, come se fosse sorpresa, ma i primi avvertimenti risalgono allo scorso gennaio. Documenta sarà un flop annunciato, e si teme che possa essere l’ultima edizione. Il danno d?immagine per la Germania è enorme.
Ora le decisioni vengono prese dai partiti, per logiche interne. La Cdu preferì Armin Laschet, primo ministro della Nord Renania Westfalia, a Markus Söder, premier della Baviera, che aveva più carisma.
Laschet fu battuto da Olaf Scholz, 61 anni, che era stato un ottimo sindaco di Amburgo. Un’eccezione che conferma la regola, e infatti vinse nel settembre scorso con una prestigiosa risalita nelle ultime settimane. Adesso è sotto accusa per i passati rapporti del suo partito con il presidente russo Vladimir Putin, perché rifiuta di seguire le pressioni dell’opinione pubblica a costo di perdere voti: «Dobbiamo aiutare l’Ucraina, ma il mio primo dovere è pensare ai miei tedeschi».