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 2022  giugno 28 Martedì calendario

In Veneto e Lombardia è allarme mais


A soffrire sono soprattutto le coltivazioni della barbabietola da zucchero e del mais, dei semi di girasole, della soia e del grano tenero. Le orticole non arrivano a maturazione per la mancanza di acqua o perché «lessate» dalle elevate temperature.
La siccità del Po e di tutti i corsi d’acqua fondamentali per la Pianura Padana minaccia la produzione agricola nazionale (la Pianura da sola vale il 40%). Già a marzo, secondo Coldiretti, i prezzi dei beni alimentari erano saliti del 4,6%: in testa l’olio di semi di girasole importato dall’Ucraina (+19%), seguito da verdura fresca (+17%) e pasta (+12%).
Solo in Veneto, 136.000 ettari di terreno sono coltivati a soia, quasi la metà della produzione nazionale (pari a 285.000 ettari) mentre 9.100 sono a barbabietola e 196.500 a mais, il 33 per cento, in entrambi i casi, della produzione italiana. La prima fonte di grano tenero è invece l’Emilia-Romagna (147.000 ettari, seguita dal Veneto, 95.000). Il rischio concreto è che i danni della siccità sulle coltivazioni, da un lato, alleggeriscano in maniera massiccia i raccolti e dall’altro appesantiscano il«carrello della spesa».
«I rincari? Non è possibile prevederli con precisione. Sono preoccupato per la produzione – dice Paolo Minella, 61 anni, tecnico agronomo e consulente di Coldiretti Padova —. Prendiamo la barbabietola da zucchero. Viene coltivata a marzo e raccolta ad agosto. Per luglio la pianta dovrebbe avere un diametro di 10 centimetri ma con la siccità ora non arriva neanche a quattro. È una bella “carota” ma niente di più. Se non piove, dove non c’è da irrigare, morirà». Al momento, la stragrande maggioranza dell’irrigazione avviene tramite cannoni ad alta pressione che sparano l’acqua con getti di 50-70 metri a 12-13 bar di pressione. «Il consumo energetico è elevatissimo e, naturalmente, si ripercuote sul costo finale – continua Minella —. Tra l’altro una parte dell’acqua nel terreno evapora e quindi viene persa. Ecco perché le tecniche del futuro saranno quelle di mettere, a 50 centimetri sotto terra, delle tubature che, goccia dopo goccia e a bassa pressione, daranno l’acqua direttamente alle radici di tutte le colture».
In Italia si producono 260.000 tonnellate all’anno di zucchero contro un consumo di un milione e 600.000. Il resto arriva da Francia, Germania e Mauritius. «Il mercato all’ingrosso era arrivato a 450 euro a tonnellata ma adesso ha superato gli 800» – aggiunge Ettore Menozzi Piacentini, 62 anni, coltivatore di mais, soia e barbabietole a Selvazzano, Abano e Montegrotto, nel Padovano —. Il grosso punto di domanda ora è se tutte le colture avranno acqua nel maggior momento di difficoltà».
E il mais? L’Italia dipende per il 50 per cento dalle importazioni, e di queste per una buona metà dall’Ucraina e zone limitrofe. «I danni della siccità sulla sua produzione sono di tipo quantitativo e qualitativo – spiega Menozzi Piacentini –. L’anno scorso la vendita aziendale andava sui 20 euro al quintale, ora è a 30. Di sicuro la percentuale di reddito che gli italiani dovranno spendere da qui in avanti per mangiare è in aumento. Negli ultimi giorni, per esempio, il settore dell’ortofrutta ha avuto dei rincari spaventosi, attorno al 20%». Il motivo lo spiega Massimo Bressan, produttore di ortaggi e frutta nella Bassa Padovana: «Nonostante l’irrigazione, con queste temperature tipiche di agosto la pianta va in crisi e per difendersi diminuisce la sua produzione. Inoltre, il caldo la brucia. Le angurie e i meloni sono già calati del 20%».