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 2022  giugno 28 Martedì calendario

Intervista a Marco Risi. Parla dei 60 anni del Sorpasso

Sono passati 60 anni dall’agosto del 1962, quando Dino Risi cominciava le riprese del viaggio in auto più famoso del cinema italiano. «Avevo 10 anni e a giugno lo ero andato a trovare sul set de La Marcia su Roma. E un mese dopo era già al lavoro sul Sorpasso», ricorda il figlio Marco Risi, anche lui regista, ora al montaggio del suo ultimo film,Il punto di rugiada. Film per cui avrebbe voluto proprio Jean-Louis Trintignant, il Roberto delSorpasso, morto a 91 anni una decina di giorni fa. «Avevo provato a sondare il terreno, ma mi dissero che con il cinema aveva chiuso». Pochi mesi fa Catherine Spaak, ora Trintignant. Dei protagonisti del film non è rimasto nessuno. «Una coincidenza: Trintignant è morto alla stessa età di mio padre e nello stesso mese. Per lui e per l’Italia aveva sempre belle parole. Molti pensano che mio padre fosse più vicino al personaggio di Gassman, mentre era molto più simile a quello dell’attore francese».Il timido Roberto che la mattina di Ferragosto parte da Roma sulla Lancia Aurelia dello sconosciuto Bruno Cortona, interpretato da Gassman.«Questi personaggi così diversi sono quasi il simbolo del passaggio di testimone tra due momenti storici. E forse è anche uno dei motivi del grande successo del Sorpasso. Con la morte del giovane Trintignant, nel film, finisce un’epoca innocente. Al suo posto arriva un’Italia più meschina, sopraffattrice, con i cialtroni che prendono il potere».Ha mai pensato di fare un remake, un “Sorpasso” oggi?«Ne abbiamo parlato qualche volta con Vittorio Cecchi Gori. La mia prima reazione è stata “Ma tu sei pazzo”. Anche perché è un film così importante e così unico, bisognerebbe essere molto cauti».Come dovrebbe essere?«Completamente diversodall’originale. Dovrebbero rimanere solo l’automobile, il viaggio – però verso Sud – e poi il diavolo e l’angelo per protagonisti. Potrebbe essere anche un’opera del tutto drammatica senza bisogno di far ridere qua e là. Il soggetto è talmente potente».Lo sceneggiatore storico di Alberto Sordi, Rodolfo Sonego, diceva che il soggetto era suo.«Mio padre si dispiaceva perchél’idea delSorpasso era sua. Tutto nasce da un paio di viaggi in auto».Racconti.«Il primo con il suo amico produttore Gigi Martello che da Milano lo portò in Svizzera per comprare le sigarette. Per poi finire alla corte del principe del Liechtenstein spacciandosi per giornalista con la tessera del tram.Un’altra volta a Maratea col direttore di produzione Pio Angeletti, che rischiò due volte la vita mentre impazziva ascoltando la radiocronaca della Roma».È vero che il percorso sull’Aurelia forma un punto interrogativo?«Anni fa eravamo a casa di Christian De Sica e c’era anche Scorsese. Mi raccontò che il suo professore di cinema a New York aveva disegnato sulla carta geografica il percorso di Gassman e Trintignant, da Roma fino alla curva di Calafuria. E capì che il tragitto formava un punto interrogativo. Quando lo raccontai a mio padre disse: “Finalmente qualcuno se n’è accorto”».Vittorio Gassman quest’anno avrebbe compiuto 100 anni.«Vittorio era come uno di famiglia.Anche se si frequentavano poco fuori dal set, con mio padre girò 16 film. Una volta avevano pensato anche di andare a vivere insieme a Favignana. Litigavano, poi facevano pace».Al suo posto, nel “Sorpasso”, doveva esserci Alberto Sordi.«Ma rifiutò. E Gassman nella sua interpretazione si ispirò molto a lui, alla sua maschera romana.È passato anche un secolo dalla nascita di Ugo Tognazzi.«Con lui mi sono divertito tanto, era molto intelligente. Non aveva pudori, mi raccontava di tutto, dei suoi intrallazzi. Organizzava tornei di tennis indimenticabili a Torvaianica.C’erano tutti: Anthony Quinn, Luciano Pavarotti, Umberto Orsini.Ho ancora a casa uno scolapasta d’oro con cui si premiava il vincitore.Che tempi!».