La Stampa, 28 giugno 2022
Il taglio dell’oro russo vale 20 miliardi
Una stretta da quasi 20 miliardi di dollari: vale tanto lo stop all’importazione di oro russo, finito nel mirino del G7 per togliere a Vladimir Putin una strategica fonte di finanziamento per la guerra in Ucraina. La Russia è il secondo produttore al mondo (il 10 per cento del totale), secondo gli ultimi dati del World Gold Council. La banca centrale nazionale lo ha considerato una risorsa importante, nella misura in cui è stata costretta ad operare in condizioni molto limitate a causa delle sanzioni. E proprio dall’inizio della guerra le esportazioni del metallo prezioso sono aumentate, perché l’élite lo ha utilizzato come bene rifugio per aggirare le restrizioni occidentali. L’oro, tra l’altro, è la principale voce di esportazione per tutta l’economia dopo l’energia, nell’ordine di quasi 19 miliardi di dollari l’anno. Circa il 5 per cento delle esportazioni globali nel 2020, secondo la Casa Bianca. La maggior parte, il 90 per cento, era destinato proprio ai Paesi del G7 che adesso vogliono bandirlo. Il Regno Unito ne ha importato fino a 17 miliardi di dollari, e non a caso proprio il premier britannico Johnson ha affermato che questa misura «colpirà direttamente gli oligarchi russi e il cuore della macchina da guerra di Putin». —