Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  giugno 27 Lunedì calendario

Biografia di Renato Rascel e della sua Maserati

ROMA – Forse perché i bambini s’identificavano nelle sue macchiette e mai appariva adulto spocchioso o incomprensibile, Renato Rascel con quelle sue figurette che sembravano sempre chiedere permesso prima di aprire bocca è sempre stato figura beneamata. Fin da quando ci hanno permesso di guardarlo nei giganteschi elettrodomestici che a metà degli anni cinquanta hanno iniziato a troneggiare in casa come l’ara antica e a scandire il tempo con quel “dopo Carosello” che per noi fanciulli suonava come il silenzio nella camerata dei soldati.Renato Ranucci, questo il vero nome, era nato per sbaglio a Torino nel 1912 durante una tournée dei familiari (padre cantante d’operetta, madre ballerina) ma, affidato a una zia, crebbe nel rione di Borgo che più romano non si può, anzi addirittura papalino, con il suo miscuglio di mille mestieri servili e bravissimi artigiani devoti (o soccombenti) alla clientela curiale.All’inizio degli anni Trenta, dopo vari mestieri e qualche esperienza come musicista, Renato sceglie in suo nome d’arte, Rachel, in omaggio a una nota cipria francese, ma dato che molti sbagliano la pronuncia sostituisce il ch con la sc ed ecco il nome con cui diventerà celebre (anche se il Regime con uno dei soliti ardimenti linguistici gli imporrà di italianizzarlo in Rascele).Dall’avanspettacolo al teatro di rivista cresce la fama del “piccoletto”, come affettuosamente lo chiamavano quando nessuno ancora sapeva del body shaming. Il cinema lo scopre nel 1942, quando gira con Tina De Mola (che sposerà) Pazzo d’amore, diretto dal triestino Giacomo Gentilomo. Bisognerà però aspettare il dopoguerra perché la fama si consolidi e un regista ricercato come Alberto Lattuada gli affidi il bellissimo struggente ruolo dello scrivano Carmine De Carmine, protagonista de Il Cappotto, tratto da una novella gogoliana. Presentato a Cannes nel 1952, Rascel rischiò di vincere la Palma d’oro come miglior interprete, battuto sul filo di lana dal Marlon Brando di Viva Zapata! di Elia Kazan.Qualche tempo fa è andata all’asta in Spagna una Maserati 3500 GT, carrozzata Touring, appartenuta a Rascel. Si tratta di una delle prime, alimentata con tre carburatori Weber doppio corpo, sostituiti da un complesso a iniezione Lucas nella serie successiva, così poco affidabile che molti preferiscono riconvertirla a carburatori piuttosto che rischiare di rimanere per strada. L’auto era finita in Francia, da lì aveva scavalcato i Pirenei dov’è stata, almeno a giudicare dalle foto, correttamente restaurata. Renato Rascel l’acquistò nel 1958 per la notevole cifra di 3.500.000 (la bolla di consegna precisa: “diconsi lire italiane tremilionicinquecentomila”) che al controvalore d’oggi farebbero quasi 50.000 euro. Neanche tanti visto l’intrinseco valore di quest’auro rara, ben disegnata e dalle eccellenti prestazioni, dato che il motore, progettato dall’ing. Giulio Alfieri, derivava dalle monoposto 250 da competizione che regalarono a Juan Manuel Fangio i due Mondiali del 1954 e del 1957.L’auto non ha raggiunto il prezzo di riserva ed è rimasta invenduta, dunque prima o poi la rivedremo in qualche asta. Varrebbe la pena di rompere il porcellino e dar fondo ai propri risparmi per accaparrarsela, vista la sua storia. Varrebbe per gli estimatori della marca del Tridente come per quelli dell’adorabile gentile corazziere.